Misteri di Procida, con il Museo delle Donne Calmana sfila per la prima volta la Cananea

Una tavola artistica realizzata da Paola Iotti e Arianna Spizzico portata a braccia da una delegazione dell'Associazione

Misteri di Procida, con il Museo delle Donne Calmana sfila per la prima volta la Cananea
Donne intorno a Cristo. Per testimoniare al femminile il Mistero della Passione, morte e resurrezione di Gesù, redentore del mondo, nella festa religiosa più...

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Donne intorno a Cristo. Per testimoniare al femminile il Mistero della Passione, morte e resurrezione di Gesù, redentore del mondo, nella festa religiosa più importante del cristianesimo: la Pasqua. Se ne avrà una concreta e suggestiva conferma domani, nella tradizionale processione dei cosiddetti Misteri del Venerdì Santo a Procida, con la sfilata di 37 carri allegorici, tavole e manufatti artistici ispirati a d episodi dell’Antico e Nuovo Testamento.

Perché nel corteo penitenziale promosso, da fine Seicento, dalla Congrega dei Turchini − potente e sentito rito identitario e comunitario di un’isola in cui la devozione popolare è saldamente radicata, anche con la religione delle piccole cose incarnata dai “Quadrilli” − e annunciato all’alba dal risuonare di diversi squilli di tromba e da tre colpi di tamburo, a evocare i suoni che accompagnavano i condannati a morte nell’antica Roma, quest’anno sfilerà infatti per la prima volta anche un Mistero tutto di donne. E dedicato a una donna: la Cananea

Ovvero, quella donna di Canaan (regione che anticamente comprendeva, grosso modo, l’attuale area geografica di Libano, Palestina e parti di Siria e Giordania), che si presenta a Gesù implorandolo di salvare sua figlia, crudelmente tormentata da una possessione demoniaca. I cananei, giudicati discendenti di una stirpe depravata, considerati pagani e perciò chiamati “cani” dai giudei, non erano ben visti dagli ebrei: Gesù inizialmente risente di questo (pre)giudizio, mostrandosi contrario e opponendo per ben tre volte dura resistenza alla richiesta della donna, che però insiste. E, come racconta il Vangelo di Matteo (15, 21-28), riesce con il suo cuore sofferente di madre a “convertire” e illuminare il Cristo, facendogli infine comprendere che egli non è venuto solo per gli ebrei di Israele, ma come Pastore di tutta l’umanità sofferente del mondo. 

Così, a Gesù che le si oppone con una frase di insolito disprezzo («Non si toglie il pane ai figli per gettarlo ai cani») la Cananea replica umilmente:  «È vero, Signore, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni» La risposta della Cananea segna la svolta. Gesù, colpito, esclama: «Donna, grande è la tua fede!» e le guarisce la figlia ammalata. «La Cananea, in quest’ottica, è uno dei personaggi femminili più importanti della Sacra Scrittura sul quale mai, in questa Processione, si era messo l’accento: con la sua umiltà e grande fede riuscirà infatti a trasformare quel cristianesimo in origine “solo per gli ebrei” in una religione per tutti, evocando il modello del cristiano convertito dall’ebraismo che diventa l’uomo nuovo del regno dei cieli», sottolinea la studiosa Gea Palumbo, autrice fra il resto del saggio Quadrilli. Le donne e la religione delle cose nell’Isola di Procida e al di là dei suoi confini (Ed. Fioranna, 2021) e presidente dell’Associazione e Museo delle Donne del Mediterraneo Calmana che ha promosso l’iniziativa domani a Procida.

Dove la tavola della Cananea, raffigurata su un quadro della pittrice Paola Iotti posto su un manufatto artistico realizzato da Arianna Spizzico, sfilerà portata a braccia da una delegazione composta, con Palumbo, anche da Arianna Spizzico, Francamaria De Cicco, Maria Lamberti e Flora Rucco con molte delle associate e del gruppo delle Lectrices in fabula che seguiranno la processione. Un corteo di donne, con tanto di tunica bianca, cappuccio e mantello o “mozzetto” azzurro, da consorelle dei fratelli della Congrega dei Turchini pronte a testimoniare quanto il contributo del “genio femminile” evidenziato già da San Giovanni Paolo II nella sue Lettera apostolica Mulieris Dignitatem possa trasformare, in meglio, la storia dell’umanità. Lo stanno dimostrando a rischio della propria vita le donne iraniane, afghane, ucraine e di tutte le aree geografiche più martoriate del pianeta Terra.

Ma lo ricordano anche le Sacre Scritture, da rileggere magari con questa chiave: perché fu non a caso proprio una donna, Maria di Magdala, seguace fedele del Nazareno fino ai piedi della croce sul Golgota, ad avere il privilegio di annunciare per prima la Pasqua: quando, fuori del sepolcro, il Signore le apparve, chiamandola per nome. Ma la patrona dei penitenti, venerata anche dalla Chiesa d’Oriente, è peraltro in buona compagnia con quelle che Matilde Serao chiamava “le antenate della fede cristiana”, ovvero misconosciute e dimenticate figure femminili bibliche che con la più nota Maria di Nazareth molto hanno amato, creduto, sperato. E ne sono state ricompensate, come ci racconta il Nuovo Testamento: raccontandoci la vedova perseverante che chiede giustizia nel Vangelo secondo Luca (18, 1-8), quella povera ma generosa portata a esempio da Cristo nel racconto di  Marco (12, 38-44), e ancora l’emorroissa guarita nei Vangeli sinottici e poi Maria di Betania, sorella di Lazzaro e di Marta, «cui molto è stato perdonato perché molto ha amato», e tante altre. Come la Cananea, appunto: una donna di un altro paese, di un’altra religione, che non va al tempio a pregare, forse prega un altro dio, ma per Gesù è la donna della fede: che consiste nel credere - con cuore non di teologo ma di madre che soffre - che nel cuore di Dio c'è spazio per il dolore di ogni bambino, che conta più di ogni religione. E che c’è speranza per tutti, anche nella notte più buia dell’umanità.

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Il Mattino