Noemi Gherrero, il romanzo d'esordio di una donna-guerriero

Il romanzo "Tempi dipinti" scritto con Marco Peluso

Noemi Gherrero
In un minuscolo appartamento nel centro storico di Napoli vive una pittrice di 29 anni. Il padre è morto, la madre depressa, la sorella un'estranea. Ha confidenza solo...

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In un minuscolo appartamento nel centro storico di Napoli vive una pittrice di 29 anni. Il padre è morto, la madre depressa, la sorella un'estranea. Ha confidenza solo con la nonna affetta da Alzheimer in fase terminale. Nessun amico. A farle compagnia un gatto randagio e la musica di un violino lontano. Frequenta i galleristi, di solito più interessati al suo corpo che alla sua arte. Ma... È il plot del romanzo Tempi dipinti che si presenta alle 11 alla libreria Iocisto in piazzetta Aldo Masullo. Gli autori sono l'esordiente Noemi Gherrero, attrice e conduttrice televisiva, e Marco Peluso, editor e ghost writer dichiarato.

Quanto è autobiografico il romanzo, Noemi?
«Ho vissuto in un monolocale in un palazzo fatiscente di via Tribunali per studiare e inseguire il mio sogno di attrice. Tempi di entusiasmo e delusioni».

Delusioni come la cancellazione di «Le parole per dirlo» su Raitre?
«In questo Paese tutto è politica, e in Rai negli ultimi tempi ci sono stati molti cambi al vertice. Ma io non demordo. Nel frattempo conduco un programma sportivo su Canale 21 e spero in un film a breve e nelle repliche della "Carmen rap" delle Officine San Carlo».

Torniamo al romanzo: anche l'arte ha i suoi predatori sessuali.
«Costringere al sesso un'aspirante attrice, o pittrice, asseconda l'impulso dell'uomo di comandare sulla donna, di farne un suo oggetto, di controllarla».

La bellezza può essere un ostacolo alla carriera?
«Se gli altri ti valutano solo per quella, sì. A volte le donne vivono le forme del loro corpo con imbarazzo, vittime di un mondo maschilista e patriarcale».

Lei ha superato questa difficoltà?
«Ci ho messo un po' di tempo, ho combattuto contro il dolore per la perdita di mio padre e contro l'anoressia, ma ce l'ho fatta, oggi ho un rapporto equilibrato con il mio corpo, non mi inibisco a mostrarlo, mi piaccio».

Si definisce una donna guerriero?


«Il mio cognome vero è Cognini, ho scelto Gherrero perché mi sono ispirata al guerriero della luce di Paolo Coehlo. Quella delle donne è una battaglia ricomincia ogni giorno». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino