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Spunta un appunto della polizia italiana, datato 1949 e rimasto inedito fino a oggi. Si sostiene che nel 1946 Palmiro Togliatti, segretario del Partito comunista e all'epoca ministro di Grazia e Giustizia, andò al penitenziario di Procida per assicurarsi della scarcerazione di Silvia De Rosa Tardini, moglie di Vito Mussolini, il nipote del dittatore (figlio di Arnaldo, fratello di Benito, e di Augusta Bondanini), già direttore del «Popolo d'Italia». La donna venne liberata, e il 18 luglio anche Vito Mussolini ritornò in libertà per l'amnistia Togliatti.
Ad accompagnare il segretario del Pci a Procida sarebbe stato l'avvocato Renato Cigarini, ex legionario fiumano, poi comunista, che, secondo Massimo Caprara, già segretario di Togliatti, e il noto agente di cambio Aldo Ravelli, era «l'uomo di fiducia del Pci per gli affari». Caprara rammentava che Cigarini «viveva coniugalmente con una signora della stretta famiglia di Mussolini», cioè con la vedova di Arnaldo Mussolini.
A rintracciare l'appunto anonimo, conservato nel fondo di Pubblica sicurezza dell'Archivio centrale dello stato di Roma, è stato il ricercatore Roberto Gremmo, che ne parla nel numero in uscita della rivista «Storia Ribelle».
Ma perché Togliatti si sarebbe impegnato personalmente, fino a mettersi in viaggio per l'isola, per la liberazione di Silvia Mussolini, sempre che la nota della polizia corrisponda a verità? Quel favore di «famiglia» a Cigarini lo fece forse perché l'avvocato aveva avuto un ruolo di primo piano nel riciclaggio del cosiddetto «oro di Dongo», cioè i beni sequestrati dai partigiani al Duce e ai gerarchi fascisti sul lago di Como? In una intervista a Stefano Lorenzetto, pubblicata su «Il Giornale» nel 2004, Caprara confidò che nell'appartamento di Milano sottostante a quello di Cigarini «abitava Augusta Bondanini, vedova di Arnaldo Mussolini». In seguito i due «andarono a vivere insieme ad Arma di Taggia».
Cigarini «era stato incaricato di nascondere nelle banche elvetiche il tesoro sottratto ai gerarchi fucilati a Dongo». Ogni mese «si presentava alle Botteghe Oscure portando i quattrini necessari al sostentamento del Pci. Prima vedeva Togliatti al secondo piano, poi saliva al terzo da Egisto Cappellini, amministratore del partito».
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