Paquito Catanzaro torna con “Generazione '73”, storie di calcio e di vita

Nel volume 16 storie e dichiarazioni di campioni del calcio italiano che nel 2023 compiono 50 anni

La copertina del libro
La passione per lo sport è tanto potente da trasformare la vita di chi lo ama: “Generazione ’73” del torrese Paquito Catanzaro, edito da Lab DFG, con...

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La passione per lo sport è tanto potente da trasformare la vita di chi lo ama: “Generazione ’73” del torrese Paquito Catanzaro, edito da Lab DFG, con l’introduzione di Stefano Bizzotto e i contributi di Ivan Zazzaroni e Micaela Palmieri, raccoglie 16 storie e dichiarazioni di altrettanti campioni del calcio italiano che quest’anno, 2023, compiono 50 anni. Il libro sarà presentato venerdì 31 marzo alle 18 a Palazzo Venezia.

Come nasce l’idea?
«Volevo celebrare questi 16 protagonisti della serie A, che quest’anno compiono mezzo secolo. Si tratta di una sorta di album delle figurine, o di piccolo libro cuore del calcio, c’è Cannavaro che ha vinto tutto, ma non col Napoli, Alessio Scarpi che non ha vinto nulla ma ha salvato la vita di un compagno durante una partita ed è diventato eroe per caso: ho mescolato le storie dei calciatori tra nomi noti e meno noti».

Quindi lei è un grande appassionato di calcio, questo terzo scudetto?                                                                                                                                       
«Io sono appassionato, ma non tifoso, come un cattolico non praticante. Mi piacciono le storie di sport, ma mi annoia seguire le partite, anche perché cerco il lato romantico delle storie. Da quando non c’è più mio padre è cambiato tutto: per me il calcio è vedere mio padre seduto in cucina a vedere le partite, poi ci sono le storie belle di calciatori più o meno importanti. Questo libro mi ha permesso di intervistare i calciatori a distanza di anni, che hanno finito di giocare 25 anni fa. Mi affeziono molto agli eroi da strada, quelli troppo famosi non mi sono mai piaciuti, anche nel Napoli di Maradona il mio preferito non era lui e in questo Napoli di oggi ci sono molti che sono forti ma non fortissimi, per fortuna per me che così mi posso affezionare a tutti».

Come ha scelto chi intervistare?


«Sulla base di un criterio puramente legato al mio gusto personale. Iezzo e Aletti sono stati miei idoli da quando ero ragazzino, in parte perché avevano qualcosa da raccontare; Carlo Cudicini invece era sconosciuto in Italia ma in Inghilterra era famoso; poi c’è Gheddafi che tecnicamente parlando si fa ricordare, ma aleggia anche una vena umoristica su di lui; ancora l’ex allenatore della salernitana Davide Nicola che ha conquistato la sfida della serie A, riuscendo a portare a casa dei risultati che erano contro ogni aspettativa, e che ancora oggi non si arresta: anche se è stato segnato da una tragedia dal punto di vista umano, continua a fare l’allenatore». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino