OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
«Gli scavi in corso a Pompei offrono la possibilità di osservare quasi in diretta come funzionava un cantiere antico», dice entusiasta il direttore del parco archeologico, Gabriel Zuchtriegel, che svela le tecniche edili e mostra i nuovi, originali reperti ritrovati. Attrezzi degli operai, tegole e mattoni di tufo accatastati, accanto a cumuli di malta: nella regio IX, la stessa zona già finita all'attenzione per la scoperta di una natura morta con la raffigurazione di un calice di vino e di una focaccia considerata una «pizza ante litteram».
Qui, nell'insula 10, sono state individuate le tracce dei lavori portati avanti nel 79 dopo Cristo, anche nel giorno dell'eruzione del vulcano iniziata verso ora di pranzo e proseguita la mattina successiva. In particolare, nell'atrio della casa con il pastificio di Rustio Vero, a terra sono stati scoperti i materiali usati per la ristrutturazione. E, su un'anta del tablino (l'ambiente di ricevimento), decorato in IV stile con il dipinto mitologico di «Achille a Sciro», sono stati decifrati quelli che probabilmente erano i conteggi per gli interventi: numeri romani scritti a carboncino, facilmente cancellabili, a differenza dei graffiti incisi nell'intonaco.
In un altro ambiente, che ospitava il larario, sono state catalogate le anfore riutilizzate per «spegnere» la calce. E, in altri locali, sono stati rinvenuti i ferri del mestiere, dalle zappe usate per la preparazione della malta e per la lavorazione della calce, al peso di piombo per tirare su un muro perfettamente verticale (appunto, «a piombo»). Non solo. Nella casa vicina, raggiungibile da una porta interna, e in una grande dimora alle spalle delle due abitazioni, al momento indagata solo in parte, sono state ammassate le pietre da impiegare nella ricostruzione dei muri, più anfore, ceramiche e tegole raccolte per essere trasformate in cocciopesto, il rivestimento dei pavimenti.
A distanza di duemila anni, questi reperti si prestano a una stretta collaborazione tra archeologi e scienziati dei materiali con l'obiettivo di esaminare le tecniche di costruzione dell'epoca, che appaiono diverse da quelle attuali. Con il team del Massachusetts Institute of Technology, l'ipotesi portata avanti è quella che, per tirare su una parete, calce, sabbia pozzolanica e pietre venivano mescolate a temperature elevate, dunque usando la calce viva, anziché la calce spenta, per realizzare l'opus caementicium.
Per intonacare le pareti, sembra però che la calce venisse prima spenta e poi mescolata e stesa, come si fa adesso. Ma, anche con questo riscontro, sottolinea Zuchtriegel, «Pompei ci fa capire così tante cose del grande impero romano». «E continua a essere un cantiere permanente, dove ricerca, messa in sicurezza, manutenzione e fruizione sono attività connesse e prassi quotidiana», dice soddisfatto il direttore generale Musei, Massimo Osanna, ricordando l'importanza degli interventi anche per la conservazione di un luogo unico al monto. Mai come oggi, sono in corso così tanti scavi: «È un record degli ultimi decenni», certifica il direttore del parco archeologico.
«Pompei è uno scrigno di tesori e non tutto si è svelato nella sua piena bellezza», rilancia il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, intestandosi il merito di aver reso stabili i finanziamenti per queste operazioni nella legge di bilancio. «Ma stiamo lavorando anche su altri fronti», aggiunge, spiegando quel che vuole portare nell'ex Spolettificio di Torre Annunziata: «Un grande museo per tutti questi reperti. E tanto materiale deve emergere ancora».
Leggi l'articolo completo suIl Mattino