Qualano: «Il mio Actarus rifugiato di guerra, simbolo di inclusione e speranza»

Qualano: «Il mio Actarus rifugiato di guerra, simbolo di inclusione e speranza»
«Domenica mattina di lavoro su Actarus, siamo ad un altro step, prima fase di fondo poi ci spetta grattare, stuccare ed amalgamare. Un passo alla volta, un round alla volta,...

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«Domenica mattina di lavoro su Actarus, siamo ad un altro step, prima fase di fondo poi ci spetta grattare, stuccare ed amalgamare. Un passo alla volta, un round alla volta, piano piano lo finiremo». Il fumettista e scultore Pasquale Qualano posta sulla sua pagina facebook le fasi di lavorazione della scultura gigante del principe Duke Fleed, in fuga dal suo pianeta e “clandestino” sulla Terra. Il progetto Actarus che l'artista di Torre del Greco, classe 1974 e un medagliere di collaborazioni con case editrici come Marvel, Dc Comics e Dynamite, per citarne solo alcune, è in fase avanzata. Il disegnatore di Capitan Napoli ruba ogni minuto utile alla lunga giornata alla scrivania che lo vede impegnato nelle ultime tavole del secondo capitolo del superereo dal cuore azzurro e in quelle iniziali del graphic novil su Janis Joplin con la sceneggiatura di Francesco Massaccesi. Per Qualano è un'urgenza che parte dal profondo dell'anima.

«Appartengo a quella che Marco Pellitteri chiama Goldrake-generation, sono cresciuto con Ufo Robot, il cartone giapponese che è stato uno tsunami per la tv italiana e che ha cambiato per sempre la nostra cultura pop. Ho ancora nelle orecchie la sigla tormentone del robottone d'acciaio con quel “vai che il tuo cuore nessuno lo piega e io sto tranquillo se ci sei tu” che da bambino mi dava tanta sicurezza – dice - La statua che sto plasmando non nasce, però, da un sentimento nostalgico, ma reca in sé un messaggio forte e positivo di inclusione per tutti gli stranieri che arrivano da noi per costruirsi una nuova vita tra timori e speranze. Proprio come il tormentato Actarus, rifugiato di guerra, un alieno generoso e coraggioso che cerca di aiutare il popolo che lo ospita contro la minaccia dell'invasione delle truppe di Vega. Quella di Goldrake è una saga sull'amicizia, sull' importanza dei rapporti tra le persone, anche tra i diversi».

L'idea di parlare di integrazione, utilizzando il linguaggio ibrido e universale del fumetto, è nata da una riflessione di Qualano con gli amici del collettivo Small Axe di Poggiomarino che si occupa di diritti umanitari. «Il Covid non ha fatto altro che accentuare gli odi, i razzismi – svela – Volevamo sensibilizzare sul tema dell'accoglienza e dell'inserimento sociale dei migranti prendendo a prestito dall'universo manga la figura iconica di questo eroe intergalattico che Rodari ha paragonato ad Ercole e che come il semidio della mitologia combatte il male». Sponsor dell'iniziativa è il Bar Bossa di Poggiomarino, punto di ritrovo campano di fumettari, aspiranti tali e semplici appassionati di strisce e nuvole. «Sto procedendo veloce grazie alla collaborazione del videomaker Nico Vecchione che mi ha messo a disposizione gli ampi spazi del suo Quepod Lab e che sta documentando l'intera operazione. Actarus sarà baluardo di pace davanti al Bossa e sono sicuro che non sarà attrazione per banali selfie ma portatore dei valori di solidarietà che dobbiamo riconquistare per ripartire nel segno della riesistenza».

 

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Il Mattino