Tra poco più di un mese sapremo se Decatessemeron, questo il nome scelto per le 60 cartelle esplicative del dossier di candidatura di Ravello Costa...
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Il nome del progetto, Decatessemeron, è la crasi tra il Decameron del Boccaccio che a Ravello ambientò la novella di Landolfo Rufolo e il numero (14 in greco) dei Comuni che si sono messi assieme per sostenere la candidatura.
«La Costa d’Amalfi è vista dall’esterno come un unicum geografico, culturale, economico e storico. Niente di più sbagliato! Le differenze fra i vari comuni e, all’interno degli stessi comuni fra le frazioni, sono profonde. Questa frammentazione rende la Costiera più simile ad un mosaico che ad un quadro ad olio. Calandosi all’interno di essa ci si accorge che ogni comune, zona, frazione, ha le connotazioni del tassello di un mosaico e non della pennellata di un quadro: ogni entità è autonoma per forma e sostanza. I principali indicatori socio-culturali (vocazione, presenze strutturali e infrastrutturali), economici (reddito medio pro capite estremamente variabile da comune a comune), fisici (escursioni termiche, altitudine, territori comunali che vanno da 0 a 1000 slm), variano molto fra un punto ed un altro. Tale risultante è al tempo stesso conseguenza e causa di alcune negatività che rendono il governo della Costiera e la programmazione territoriale estremamente complessi e difficili».
«Qualsiasi tentativo esplicito e diretto di avviare un nuovo corso, e porre rimedio a tutto quanto, è sempre miseramente fallito negli anni, osteggiato da fenomeni che di volta in volta si chiamano campanilismo, egoismo, cultura della rendita, processi fra loro contrastanti avviati dalle singole Amministrazioni, etc. Numerosi gli esempi che per decenni hanno visto più i disaccordi che gli accordi, per non parlare dei numerosi tentativi di aggregazione pure effettuati negli anni. La stessa frammentazione politica del territorio è la riprova e la conseguenza di una realtà così complessa. C’è da dire però che questo scenario apparentemente negativo e fosco, ha la sua componente di positività. I fenomeni negativi che accompagnano normalmente i processi di globalizzazione, in costiera Amalfitana sono di gran lunga inferiori alla media. L’identità territoriale è ancora sufficientemente forte e variegata; gli usi, i costumi, le tradizioni, la lingua, si sono abbastanza ben conservati; soprattutto le aree più deboli hanno trovato spinte emotive per emulare e raggiungere i livelli di aree limitrofe vicinissime».
«Orbene il progetto che si intende avviare è, nella sua presuntuosità, semplice e subdolo. Esso punta ad esaltare tutte le positività della Costiera e contemporaneamente a lenire le negatività, avviando un nuovo corso di un processo virtuoso. Il punto di partenza è dato dal mettere la cultura al centro del processo e farla diventare volano, energia, scudo e arbitro di un progetto di sviluppo territoriale. Il punto di arrivo è quello di immettere le realtà territoriali della Costiera Amalfitana su di un percorso di sana complementarietà e concorrenza (nel senso costituzionale della parola), tirandole fuori dal cammino di non opportuna competizione e concorrenza (nel senso commerciale della parola). Il tutto senza sacrificare le autonomie, le differenze, le peculiarità, le vocazioni storiche, delle singole realtà. A ben riflettere si tratta di avviare processi di globalizzazione fisica e materiale, mantenendo ferme le frammentazioni e le diversità immateriali. In sintesi è esattamente l’esaltazione dei due enormi patrimoni culturali che la Costiera detiene: quello materiale che va messo in rete e globalizzato, e quello immateriale da difendere e schermare ulteriormente per evitare ogni forma di contaminazione. Le azioni ed i progetti che si andranno a proporre devono rispettare esattamente e meticolosamente questa impostazione». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino