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Il futuro? Ha un cuore antico. Soprattutto quando si parla di rapporti affettivi. Nell’imminenza della festa di San Valentino, basti solo pensare alla leggenda di Amore e Psiche e alle molteplici ispirazioni (artistiche, letterarie, musicali, filosofiche, teatrali e non solo) generate, nell’evolversi della Storia, dalla storia elaborata da Apuleio nelle sue Metamorfosi del II secolo dopo Cristo… Lo sa bene Candida Carrino, vulcanica direttrice dell’Archivio di Stato di Napoli la quale, dal 2019, ha impresso una svolta (ri)gener/attiva a un’istituzione prestigiosa della memoria storica − fondata nel 1808 e dal 1845 situata, con ingresso al numero civico 5 di piazzetta Grande Archivio, nel monumentale ex monastero della spiritualità benedettina, edificato nel cuore della città sin dal IX secolo e intitolato ai Santi Severino e Sossio – che tra sale affrescate, ridenti chiostri e 70 chilometri lineari di scaffali fitti di faldoni e libri rappresenta un inestimabile scrigno di tesori documentali che custodisce il più ampio patrimonio dell’Italia meridionale tra manoscritti, pergamente, volumi e atti ufficiali del Regno di Napoli.
Ma nell’immaginario collettivo, questo gioiello non soltanto architettonico-artistico (300 sale, 24mila metri quadrati complessivi distribuiti su cinque piani), ben noto soprattutto a ricercatori e studiosi di lungo corso, in particolare della storia del Meridione d’Italia ma non solo − che in questa miniera d’oro della conoscenza trovano pepite preziose per i propri lavori e un punto di riferimento imprescindibile per la ricerca nel campo della storia medievale, moderna e contemporanea d’Italia e di Europa − viene troppo spesso associato, ancora oggi, a un’icona polverosa, distante e magari inaccessibile di fredda conservazione di testi fruibili solo a una minoranza scientificamente motivata. «E invece, i documenti che custodiamo raccontano storie molto vicine alle persone: microstorie affascinanti che nel contesto della macrostoria hannno un valore identitario, culturale e sociale, potente: E legato profondamente alla più varia umanità», precisa con malcelata passione Carrino, non a caso competente storica, saggista, ricercatrice, archivista con un dottorato di studi di genere alla Federico II che annovera anche, nel bagaglio nella sua collaudata e militante esperienza di riordino e valorizzazione di archivi pubblici e privati (tra i quali quelli di tutti gli ex ospedali psichiatrici della Campania, di cui ha pubblicato gli inventari), anche la sensibilità formativa di una intellettuale già docente e preside di scuola.
E nasce proprio da questo spirito divulgativo attento ai giovani, e non solo, una originale giornata-evento dedicata all’amore, dal significativo titolo «Scrivimi d’amore. Lettere dalla penna d’oca ai messaggi Whatsapp. Contest e sentimenti», prevista proprio martedì 14 febbraio dalle ore 10, nella Sala Filangieri dell’Archivio di Stato partenopeo. Denso il programma, che intreccia testimonianze documentarie (in particolare una selezione di una quarantina di lettere d’amore storiche e contemporanee di gente comune e celebrities, tratte anche dagli atti di processi penali, conservate in Archivio (da quella di Ferdinando di Borbone alla moglie Maria Carolina fino alle epistole dei migranti e di militi dal fronte) e fotografiche d’epoca, letture di attori (fra i quali Nunzia Schiano, Lucio Allocca, Rosanna De Bonis, Ernesto Lama, Angela Rosa D’Auria, Lucia Ronca) e contributi tematici per introdurre il pubblico giovanile e non specialistico ad argomenti eterogenei. Da «Le Corti d’Amore (Tribunali amorosi di dame dei tempi che furono)», una sorta di viaggio nei codici dei comportamenti amorosi medievali ripercorso dallo studioso Giuseppe Mastrominico dell’università Federico II, con l’accompagnamento del duo Notturno Concertante; all’educazione sessuale consapevole, illustrata dal farmacista Antonio Merlino, fino a come si scrive una lettera d’amore secondo la scrittrice Piera Carlomagno. E dopo un collegamento con Massimo Pamio, direttore del Museo delle lettere d’amore − attivo da 23 anni a Torrevecchia Teatina (Chieti) e promotore di un Premio sui messaggi amorosi − un esperto del calibro di Salvatore De Matteis (autore di sapide raccolte come Essendo capace di intendere e volere, Sellerio; Così deciso, così sia, Aliberti; e Sia fatta la mia volontà, Mondadori) racconterà poi come la radicalità dell’”odi et amo” possa fare capolino, “oltre la morte…” persino nelle ultime volontà di sconosciuti o personaggi illustri registrate nei testamenti olografi: con testimonianze talora sorprendenti.
Non solo.
Forse perché, come diceva lo scrittore e monaco trappista Thomas Merton, in fondo «L’amore è il nostro vero destino. Non troviamo il significato della vita da soli. Lo troviamo insieme a qualcun altro». Perciò il futuro ha un cuore (e un batticuore...) antico.
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Il Mattino