Tatafiore in mostra a Berlino: «La mia rivoluzione tra donne e antieroi»

Tatafiore in mostra a Berlino: «La mia rivoluzione tra donne e antieroi»
Un'idea di rivoluzione che parte da Robespierre e, passando per Masaniello, arriva alle conquistate libertà delle donne tra palesi sensualità e presupposte...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Un'idea di rivoluzione che parte da Robespierre e, passando per Masaniello, arriva alle conquistate libertà delle donne tra palesi sensualità e presupposte virtù. Benvenuti nel favoloso e coltissimo mondo di Ernesto Tatafiore, psicoanalista e pittore raffinato e molto ironico, capace di cogliere l'essenza delle cose proponendo figure iconiche in dipinti dal cromatismo acceso o in disegni delicati, tratteggiati in poche linee, ma sempre dalla potente carica poetica. E gioiosa. Lo incontriamo alla vigilia di un'importante mostra che lo celebra a Berlino, dove da anni è molto amato, che inaugura il 29 aprile alla Galerie Dittmar intitolata «La rivoluzione e l'allegoria della virtù».

Quali lavori saranno esposti per raccontare ai tedeschi la rivoluzione secondo Tatafiore?
«Come sempre mischierò eroi e antieroi, figure storiche di grande profilo con personaggi minori, i condottieri e i capipopolo. Ma anche le donne che animano il mio immaginario, e che sicuramente agitavano pure il cuore dei rivoluzionari».

Come nasce il suo innamoramento per la Rivoluzione francese?
«È l'amore per il cambiamento. Passare dalla monarchia alla Repubblica è stato uno sforzo immane soprattutto del pensiero, e io mi sento debitore nei confronti di personaggi che a costo della propria vita hanno portato avanti le loro idee».

Chi sono gli attori della sua messa in scena rivoluzionaria?
«Robespierre, Camille Des Muren, ovviamente Masaniello, ma anche il Guarracino: pesce sui generis in tutto il panorama Mediterraneo. La sua è la storia di una passione - per la sardella - che lo porta a sfidare tutti gli altri pesci in battaglie esemplari».

A questo punto l'artista accenna a cantare la celebre melodia napoletana: «La versione di Murolo è la mia preferita, molto delicata pur mantenendo il ritmo da tarantella».
E Masaniello, come ce lo racconta Tatafiore psicoanalista?
«È uno che viene dal niente e diventa un'eroe, si riscatta ma poi la sua parabola precipita. È come Maradona, personaggio tragico che da capopopolo diventa capro espiatorio tradito da tutti. Anche Lucio Amelio era un po' Masaniello, ma uomo di grande lucidità: lui portò a Napoli il meglio dell'arte mondiale».

Fu proprio con Amelio che fece una memorabile mostra su Maradona?
«Alla fiera di Basilea, subito dopo lo scudetto vinto, portammo l'intera squadra del Napoli dipinta su grandi sagome. E in primo piano c'era Maradona, di cui ancora non si presagiva l'epilogo da tragedia greca».

La rivoluzione include anche le donne?
«Sì, certo. Donne che rappresentano le virtù e che nella loro nudità recano tutta la naturalezza del messaggio di cui sono portatrici. E mi accorgo ora che tra le virtù ne ho dipinta una con un turbante giallo e azzurro, i colori dell'Ucraina».

Storia e attualità che si fondono, miti in decadenza e bellezza. La mostra berlinese racconterà tutto questo?
«Portare la rivoluzione a Berlino per me vuol dire raccontare il sorprendente. La sorpresa è un grande momento creativo della mente; anche pensare è sempre una sorpresa, una scoperta di qualcosa che fino a un attimo prima non c'era nella nostra testa. Berlino è una città che mi piace molto, anche se non la cambierei con Napoli; mi piace la serietà dei tedeschi, che spesso cela magnifiche follie».

Adesso ce lo può confessare: ma a lei piace di più l'arte o la psicoanalisi?


«È davvero difficile dirlo - e ride divertito dall'idea di una scelta tra i suoi due mondi che ha reso così complementari - La psicoanalisi è più astratta, anche se si fa in relazione con altri esseri umani, mentre la pittura si concretizza in un'opera reale, anche se si fa da soli».
  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino