"Vico d'estate": tra letteratura e arte, incontro su Prisco nel Museo Aperto Antonio Asturi che rilancia il progetto museale diffuso

Michele Prisco nello studio di Antonio Asturi che ritrae lo scrittore nel 1981
Vico d’estate. Non solo “villeggiatura”, relax alle antiche Terme dello Scrajo, attive dal 1899, escursioni o variegata mondanità dal sapore d’antan...

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Vico d’estate. Non solo “villeggiatura”, relax alle antiche Terme dello Scrajo, attive dal 1899, escursioni o variegata mondanità dal sapore d’antan nei dodici borghi che da Montechiaro al Faito ne fanno il Comune territorialmente più esteso d’Italia, come raccontava sapidamente Francesco de Gennaro in Vico Equense. Storia, villeggiatura, mondanità (un volume illustrato ormai introvabile e corredato di preziose testimonianze fotografiche degli anni Venti-Trenta, ristampato in fac-simile da Franco Di Mauro editore). Vico d’estate: non solo natura, ma anche cultura, tra mostre d’arte, spettacoli, concerti, rassegne cinematografiche, teatrali, librarie (per adulti e bambini), eventi sportivi e immancabili appuntamenti di eccellenze enogastronomiche, accanto a vivaci incontri open air oppure in siti (sacri, monumentali o museali) di notevole ma spesso misconosciuta rilevanza storico-architettonica e persino archeologica. Vico Equense, piccola perla della Costiera sorrentina (ma per certi versi meno celebrata di altre più altisonanti tappe vacanziere), può infatti offrire in estate, e fino a ottobre inoltrato, ai suoi visitatori - fra turisti e viaggiatori italiani e stranieri, sempre più numerosi, e “cittadini residenti temporanei”, o vicani di cuore proprietari di seconde case - non poche sorprese per chi intenda nutrire, oltre al corpo, anche la mente e l’anima. 

Lo dimostra, in parte, l’articolato programma (scaricabile su govicoequense.it) approntato anche in questa stagione estiva 2022, pur ferita da emergenze globali e inquietudini di vario segno. Ma lo confermano, soprattutto, alcune iniziative nel segno dell’arte: specchio di un genius loci ancora oggi molto vivace in penisola sorrentina, nella scia del geniale e poliedrico pittore vicano ma di respiro internazionale Antonio Asturi (1904-1986), di recente restituito alla sua poliedrica complessità ben oltre l’oleografia localistica delle “carrozzelle” da una ricerca del nipote Salvatore Guida, figlio della figlia dell’artista Anna Maria, che ha ricostruito e raccontato la sorprendente esperienza futurista del nonno in una pubblicazione, Asturi futurista (2021), sulla scorta di documenti dell’archivio di famiglia che rivelano aspetti inediti di un percorso estetico  che, come sottolinea nella sua Prefazione Don Pasquale Vanacore, delegato ai Beni Culturali della Diocesi di Castellammare-Sorrento, “sfugge ad ogni rigido incasellamento” ed è di fatto ancora tutto da scoprire, nella sua completezza e corrispondenza con grandi intellettuali del suo tempo.  Vivacità artistica locale aperta alla cultura nazionale, e alle sue molteplici corrispondenze con il mondo della letteratura in una dimensione umanistica, poi testimoniato anche, nella Vico dagli anni ‘70, nel solco del Centro artistico culturale Paul Whistler e della Galleria d’arte La Scogliera di Antonio Carrano, pionieristico e operoso crocevia di incontri culturali e umani; fino a giungere, oggi, a sparsi “cantieri aperti” che rinviano a molteplici potenzialità future: come la costituenda pinacoteca Armando De Stefano (1926-2021), presentata lo scorso luglio con una originale giornata itinerante tra le opere del grande artista e cittadino onorario di Vico, animata dagli eredi, da musicisti di calibro e dalla intensa voce recitante di Claudio Di Palma. O come l’iniziativa “Vetrine d’autore” (con 30 artisti locali, tra nomi affermati e noti e pittori amatoriali, tutti autori di 100 opere esposte in una sorta di mostra d’arte contemporanea diffusa, tra i negozi e le vetrine più in vista della città, con tanto di galleria virtuale e geolocalizzazione e, nell’Atrio del Palazzo storico di Città, con una mostra d’arte tattile con l’esplicito messaggio: “si prega di toccare” e ben 60 attività collegate).  

Ma Vico d’estate è, anche, memoria. Attiva. Come quella coltivata tenacemente, nella sua poetica, da un altro suo cittadino onorario illustre, Michele Prisco (1920-2003): che qui, nella sua “Casarella” bianca in località San Vito, all’ombra di una grande magnolia, aveva trovato il proprio intimo luogo d’elezione per un otium operosamente creat(t)ivo, in un “buen retiro” delle sue vacanze familiari dove ha composto molte opere e intessuto molteplici legami, fino a scegliere di essere sepolto proprio qui, nel cimitero di San Francesco a picco sul mare tra gli ulivi alle pendici del Faito, accanto all’amata moglie Sarah Buonomo: "Perché se il ricordo resta costante e inalterato sino a farsi continuo diventa pure un modo di rianimare il passato e ancor più la vita", scriveva Prisco in Le parole del silenzio. E si intitola non a caso “Quando a Vico Equense Michele Prisco” l’incontro promosso, giovedì 18 agosto alle ore 20.30 (proprio nella sede del Museo Asturi, nella Nuova Casa Comunale in piazzale Giancarlo Siani 1), a cura e per iniziativa del Centro Azione ArteProjects degli artisti Lello Bavenni e Giovanni Manganaro, con l’intento di andare ben oltre un tributo meramente formale al grande narratore, originario di Torre Annunziata ma residente e attivo a Napoli, che amava definirsi semplicemente “un meridionale scrittore”, e non “uno scrittore meridionale”: per restituirne anche qui la complessità di una traiettoria, professionale e umana, pubblica e privata, strettamente legata al magnetismo ambientale della cittadina costiera e alle feconde relazioni che genera. In programma, un’esposizione di documenti e un intreccio di testimonianze, aperte dai saluti delle due figlie di Prisco, Annella e Caterina (rispettivamente vicepresidente e presidente del Centro Studi intitolato al padre) e seguite dagli interventi di Annalisa Carbone, Domenico Casa e di chi scrive, moderati da Giovanna Starace della libreria Ubik di Vico. Al termine dell’incontro, anche la proiezione dell’intenso e a tratti toccante documentario “Michele Prisco il signore del romanzo”, realizzato dal regista Giorgio Tabanelli che restituisce intatta la luminosa traiettoria non soltanto letteraria dello scrittore, da sempre fedele al primato degli affetti.

Vico d’estate: nella sua vita al servizio di una “civile letteratura”, Prisco ne ha scritto tanto, in un mosaico di molteplici e sparsi interventi occasionali: su giornali e riviste, e persino in prefazioni a sillogi liriche e cataloghi di mostre di poeti e artisti vicani ai quali lo legava un’affettuosa amicizia e consuetudini consolidate negli anni, in una reciprocità sentimentale e creativa di cui restano molte testimonianze. Come, tra le tante, in particolare un significativo pezzo del 1970 dello scrittore sul “Mattino”, intitolato “In Costiera”: dove la sua passione per l’arte trapela in modo vivido incarnandosi in descrizioni narrative del paese, giudizi critici e “pennellate” incisive proprio, tra gli altri, sulle figure di Bavenni e di Asturi, il quale di Lello era lo zio e che, nel 1981, cinque anni prima della propria scomparsa, donerà poi in suo ricordo a Michele, che ammirava, un bel ritratto a sanguigna dello scrittore, eseguito nello studio del pittore a Pietrapiana: a due curve di distanza dalla Casarella di Prisco (nella foto, gentilmente concessa da Salvatore Guida Asturi, si vede la mano dell’artista che ritrae Michele Prisco pensoso in posa). Prisco e Asturi: due traiettorie diversissime, eppure a tratti convergenti proprio in quel luogo, per molti dell’anima, che è Vico Equense: dove la trama dei ricordi non tesse solo corrispondenze affettive ma anche e soprattutto tracce culturali di sodalizi intellettuali che aiutano a ricostruire l’evoluzione dello spirito del tempo. Tra radici e ali.

Radici da valorizzare e ali da allargare, in una contemporaneità protesa al futuro con lungimiranza, attraverso la conoscenza condivisa e la consapevolezza di tutelare beni comuni oltre gli stereotipi: come ha fatto la generosità di due eredi Asturi, i figli Gregorio e Annamaria, che hanno donato una quarantina di opere (accanto a oggetti personali, disegni preparatori, schizzi, pensieri e appunti del padre Antonio) al Comune come nucleo portante del MAAM, Museo Aperto Antonio Asturi Musei di città Vico Equense, primo originale progetto di percorso museale diffuso, voluto nel 2016 dall’allora sindaco, l’avvocato Benedetto Migliaccio, e definito dalla progettista, l’architetto Valentina Autiero, uno “spazio di uso comune” per letture emozionali e interattive lontane “dall’idea di statica pinacoteca”, perché connotate in modo dinamico e versatile in un continuo dialogo tra opere in mostra e racconto dei luoghi e della loro gente, a supporto “di una nuova idea di urbanità e cittadinanza attiva”  (se ne parla in dettaglio nei vari saggi del catalogo del museo, curato da Nicola Barbatelli con il titolo Antonio Asturi. Una vita per la luce e pubblicato da Elio De Rosa editore). Ma, da allora, il lancio del museo, fiore all’occhiello della città di Vico, è stato frenato da non poche vicissitudini e inspiegabili chiusure. Ora, alla vigilia dell’incontro su Prisco, arriva però una buona notizia: con apposita delibera dell’attuale amministrazione comunale, il MAAM è stato candidato ad un nuovo rilancio attraverso la partecipazione al bando indetto dal Ministereo della Cultura, con fondi fino a 500mila euro del PNRR, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Una bella e auspicabile ripartenza, che può diventare un forte attrattore turistico-culturale per un nuovo Grand Tour postmoderno che voglia fare tappa nella prima appartata e schiva cittadina della penisola sorrentina dalla storia antica, cantata sin dai poeti greci e latini e frequentata, nei secoli sino ad oggi, da personaggi illlustri.

 

 

 

 

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Il Mattino