Villa Pignatelli, 150 anni di visioni femminili nella Casa della fotografia

Villa Pignatelli, 150 anni di visioni femminili nella Casa della fotografia
Tre grandi artiste dell’obbiettivo che nell’arco di un secolo e mezzo hanno segnato la storia della fotografia. Tre sguardi diversamente visionari di donne che hanno...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Tre grandi artiste dell’obbiettivo che nell’arco di un secolo e mezzo hanno segnato la storia della fotografia. Tre sguardi diversamente visionari di donne che hanno condensato la propria identità sessuata, e soggettività di genere, in immagini bianconere. E le loro straordinarie icone: testimonianza artistica viva di una ricerca coerente, esercitata attraverso l’utilizzo sapiente di un medium capace di immortalare attimi irripetibili, ritratti e atmosfere ponendo sulla stessa linea di mira – come ebbe a dire del proprio fotografare Henri Cartier-Bresson – la mente, gli occhi e il cuore.


È un’occasione da non perdere la mostra «L’arte del femminile», in programma da sabato 18 marzo (inaugurazione ore 11) a Villa Pignatelli, Casa della fotografia che per l’occasione esporrà in un inedito confronto 90 opere di Julia Margaret Cameron (1815-1879), Florence Henri (1893-1982), e Francesca Woodman (1958–1981): protagoniste di diverse stagioni non soltanto della cultura ed estetica fotografica, ma anche dell’evoluzione delle immagini femminili in seno alla civiltà occidentale.

Fanciulle vittoriane affascinanti, eteree e sfuggenti, i volti enigmatici atteggiati a una inafferrabile mestizia, trasfigurate in icone angelicate o mariane dal taglio pittorialista e allegorico di Cameron: considerata la prima fotografa della storia, britannica nata a Calcutta e definita dalla sua bisnipote, Virginia Woolf, la “fotografa d’eccellenza dell’Ottocento inglese”, ritrattista sublime, fra il resto, di amici artisti, letterati e scienziati tra i quali Darwin e Tennyson e soprattutto inquietamente attenta ai canoni di idealizzazione della donna del suo tempo.

E poi autoritratti allo specchio, eleganti composizioni astratte, fotomontaggi geometrici e immagini della new e street photography quelle di Henri, artista visuale europea nata a New York da padre francese e madre tedesca: eclettica pittrice, pianista e infine fotografa amica di futuristi, dadaisti e costruttivisti, punto di riferimento per le avanguardie tra gli anni Venti e Quaranta del Novecento e, dal 1929, persino docente di fotografia (con allieve come Lisette Model e Giséle Freund), della quale il fotografo e pittore ungherese László Moholy-Nagy disse: con le sue immagini, «la fotografia esplora un linguaggio impensabile fino a quel momento. La composizione precisa ed esatta e la sua ricerca sulla luce sono visibili nelle foto astratte, ma anche in quelle che ritraggono soggetti concreti».

E infine Woodman, meteora statunitense - suicida ad appena 22 anni - che nelle sue folgoranti, “disordinate geometrie interiori” ha dato corpo a fine anni Settanta ad una sintesi iconografica che varia dalla compostezza classica frutto delle sue frequentazioni italiane – evocate, ma anche profanate con un uso personalissimo del nudo – all’irruzione corrosiva della tradizione surrealista, fino ad un’espressività esistenzialista consumata nello spazio e gesto performativo, che la rendono artista tra due mondi e dimensioni parallele.

L’esposizione, curata da Giuliano Sergio e aperta sino al primo maggio (ore 10-17, ultimo ingresso ore 16; martedì chiuso), è stata promossa dal Polo museale della Campania in collaborazione con Incontri Internazionali d’Arte e la Galleria Massimo Minini: prima occasione espositiva che presenta a Napoli le opere di tre artiste acclamate nel panorama internazionale per lo straordinario ruolo storico e culturale della loro opera, le quali non si sono mai incontrate e tuttavia rivelano, nella sfida del loro accostamento, una sensibilità affine, pur nell’autonomia espressiva di ciascuna. «Personalità emblematiche che hanno raccontato, a cinquant’anni di distanza l’una dall’altra, ciascuna la propria epoca, vivendone in prima persona i paradossi e le contraddizioni, le tre autrici “dialogano” idealmente, in mostra, nella rappresentazione della figura femminile, in una continua indagine identitaria attraverso il medium fotografico», spiegano i promotori dell’iniziativa. E, aggiungono, «dall’ideale dissimulatore della cultura vittoriana, all’esaltazione moderna e costruttiva delle avanguardie storiche, fino alla crisi espressiva e sociale degli anni Settanta nel Novecento, le loro immagini ci accompagnano in un viaggio lungo un secolo e mezzo che ha visto un radicale mutamento nella percezione della donna in seno alla società occidentale».


Una formula di accostamenti estetici inediti, insomma, resa possibile da molti prestiti, per i quali ciascuna autrice viene presentata in mostra (che si avvale di un catalogo edito da Silvana Editoriale con testi di Anna Imponente, Denise Pagano, Gabriella Buontempo e Giuliano Sergio) attraverso trenta immagini, opportunamente selezionate dal curatore per far emergere tratti di affinità, tematiche e rimandi alla (ri)scoperta di tre artiste complesse e straordinarie. Leitmotiv, nella diversità degli sguardi, il linguaggio moderno della fotografia prestato all’arte attraverso la visione soggettiva delle tre autrici. Capaci di far dialogare stagioni differenti di un secolo e mezzo di storia. Delle donne, e non solo. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino