Il jazz? Duke Ellington non aveva dubbi: «In genere, il jazz è sempre stato come il tipo d’uomo con cui non vorreste far uscire vostra figlia». Ma per...
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Nasce così, ospitata nella veranda neoclassica del Museo di Villa Pignatelli-Cortes sulla Riviera di Chiaia, la rassegna musicale «Pignatelli in jazz»: cinque appuntamenti dal 2 al 26 marzo promossi dall’Associazione Emilia Gubitosi, con la direzione artistica di Emilia Zamuner, la collaborazione di Eduardo Scarfoglio, il patrocinio del Mibact e il sostegno di Credem. Cinque eventi che avranno per protagonisti alcuni tra i più significativi musicisti jazz del panorama italiano, in una fusione inedita tra jam sessions e classicità, sperimentazione e tradizione: dopo la serata inaugurale, giovedì 2 marzo alle ore 20, con Giuliana Soscia & Pino Jodice duet (fisarmonica e pianoforte) in «Il Tango da Napoli a Buenos Aires», eseguito a Napoli per la prima volta (evento gratuito e solo su invito, info: 393 4772474-0810206497), la rassegna proseguirà nelle successive domeniche di marzo; il 5 marzo (tutti gli appuntamenti saranno alle 11.30) con Andrea Rea al pianoforte e Mino Lanzieri alla chitarra in «Conversation»; il 12 marzo con Luca Signorini (violoncello), Bruno Persico (pianoforte), Massimo Mercogliano (contrabbasso), Enrico Del Gaudio (batteria) in «Morning Classic Jazz»; il 19 marzo con il Giulio Martino Quartetto Acustico (Giulio Martino sax tenore, Rocco Zaccagnino fisarmonica, Alexandre Cerda bassotuba, Leonardo Di Lorenzo batteria); il 26 marzo, infine, con Emilia Zamuner (voce), Mario Nappi (pianoforte), Corrado Cirillo (contrabbasso) e Luca Mignano (batteria) in «Tradition».
Una cornice prestigiosa e insolita, per una rassegna di musica jazz, proprio come gli orari scelti per i concerti, non consueti per eventi solitamente tardoserali, ospitati magari in sedi underground: «Ho voluto organizzare il festival proprio per portare il jazz fuori dai contesti ai quali solitamente appartiene: club e locali notturni», sottolinea la direttrice artistica Emilia Zamuner. «A Napoli – continua - il jazz si suona e si ascolta troppo poco.
Il Mattino