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Accelera l’export agroalimentare, che si prepara a sfondare il tetto dei 50 miliardi di euro entro la fine dell’anno. Un settore che, nelle parole del presidente di Federalimentare Ivano Vacondio, ha svolto negli ultimi 18 mesi «un ruolo sociale rilevante» contribuendo a scongiurare il panico quando le file all’ingresso dei supermercati «svuotavano gli scaffali». E che ora è pronto ad accogliere le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Specie nel Meridione.
«Nel 2020 il comparto agroalimentare ha sofferto meno rispetto agli altri settori, perdendo circa l’1% del fatturato. Ma bisogna sottolineare che a tenere è stata la grande distribuzione, a fronte di una perdita di circa 30 miliardi di euro nel fuori casa, tra turismo enogastronomico e Horeca», spiega Vacondio a Il Mattino. Certo, la seconda metà dell’anno in corso sta delineando per l’industria alimentare nello specifico quelli che la federazione definisce «profili di brillantezza con pochi precedenti nella storia recente». Una spinta espansiva legata principalmente all’accelerazione dell’export, trainata da paesi come la Cina, la Russia, la Corea del Sud e gli Stati Uniti. E che, come anticipato in apertura, potrebbe condurre le esportazioni del settore a quota 40 miliardi che, se sommati al primario, spingerebbero l’export agroalimentare complessivo sui 50 miliardi. Un obiettivo fissato negli scorsi anni e finora disatteso a causa dell’irruzione della crisi pandemica.
Il Mezzogiorno, in questo contesto, potrebbe svolgere un ruolo di primo piano nella ripartenza.
Quanto alle esportazioni del settore alimentare, mentre a livello nazionale è stato registrato un +1% nel 2020, nel Meridione è stato raggiunto un +7,5% (da 5.707 milioni a 6.134 milioni). Solo Calabria, Sicilia e Sardegna hanno registrato una flessione. Oltre la metà dell’export alimentare meridionale è legato alla Campania che «invece di perdere peso, vanta un primato schiacciante che non accenna a essere scalfito e, anzi, cresce nel tempo», racconta il Centro Studi Federalimentare. L’export agroalimentare, invece, ha raggiunto quota 8.153 milioni, con un’incidenza del 18,3% sul totale nazionale (44.540 milioni). Le produzioni più rilevanti, che si riflettono anche sull’export, sono la lavorazione degli ortaggi, l’oleario, i prodotti da forno, la pasta, il vino e il lattiero-caseario.
«L’export rappresenta una grande possibilità per la crescita del settore. Sono convinto che i 50 miliardi stimati non siano un punto di arrivo ma un punto di partenza. Avremo un’autostrada davanti, se la sapremo cavalcare coltivando la qualità», aggiunge Vacondio. «Ci aspettiamo più opportunità per il Meridione, soprattutto se il governo farà la propria parte utilizzando i fondi derivanti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza per potenziare le strutture portuali e tutta la logistica, consentendo ai nostri prodotti di raggiungere i clienti con tempi più ragionevoli».
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