Crac Alitalia: Bruxelles dice sì al prestito ponte da 400 milioni

Crac Alitalia: Bruxelles dice sì al prestito ponte da 400 milioni
Bruxelles ha detto sì. E ha lanciato il salvagente sull'Alitalia con l'acqua alla gola. Dando il via libera al prestito ponte da 400 milioni di euro. Parola di...

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Bruxelles ha detto sì. E ha lanciato il salvagente sull'Alitalia con l'acqua alla gola. Dando il via libera al prestito ponte da 400 milioni di euro. Parola di ministro.

Il numero uno dello Sviluppo, Carlo Calenda, lo ha annunciato in tv ospite a
«Otto e mezzo». 
«L'Europa ha dato l'ok - ha annunciato -  a condizione che si faccia un lavoro di vendita»
Come dire insomma, niente oboli. Ma un aiuto momentaneo per tenere in piedi il gruppo. E evitare il peggio con il ko ai voli.
D'altra parte lo stesso premier Gentiloni qualche giorno fa lo aveva ribadito con un secco:
«Non possiamo certo nazionalizzarla». Così, dopo la vittoria dei no al referendum tra i lavoratori, l'ipotesi del salvataggio totale con denaro pubblico sbiadisce. E si porta via anche l'ipotesi liquidazione nella quale lo Stato dovrebbe spendere 1 miliardo in ammortizzatori sociali. 

In campo anche il ministro dell'Economia Padoan: 
«Ove l'impresa delibererà di richiedere l'amministrazione straordinaria - ha chiarito - si procederà con la massima tempestività all'apertura della procedura e alla nomina dell'organo commissariale straordinario con il compito di provvedere alla gestione dell'impresa e di predisporre e attuare il programma che consenta una gestione conservativa dell'insolvenza».

«L'amministrazione straordinaria contemplata dalla legge Marzano è una procedura concorsuale con finalità conservative del patrimonio produttivo e di salvaguardia dell'occupazione e si svolge sotto la vigilanza del dicastero dello sviluppo economico», ha continuato Padoan, precisando che la normativa prevede tre distinti indirizzi per il recupero dell'equilibrio dell'attività imprenditoriale da realizzarsi alternativamente: «1, sulla base di un programma di prosecuzione dell'esercizio dell'impresa di durata non superiore a un anno; 2, sulla base di un programma di risanamento di durata non superiore ai due anni; 3, tramite la cessione di complessi di beni e contratti sulla base di un programma di prosecuzione dell'esercizio dell'impresa della durata non superiore ad un anno». Questo il quadro. 


Insomma, si cerca disperatamente il bandolo di una matassa davvero ingrovigliata. Lufthansa, Ferrovie e Intesa - lo ricordiamo - si erano sfilate dalla vertenza più calda del momento.
«Abbiamo una chiara intenzione di non acquistare Alitalia», ha detto il direttore finanziario della compagnia tedesca, Ulrik Svensson. «In questo momento l'argomento non è di interesse e la società non è stata contattata da nessuno»: è stata poi la posizione del gruppo Fs. E infine: «Non esiste un piano B portato avanti da Intesa Sanpaolo. Non abbiamo un piano di riserva e non compete a noi farlo. Noi siamo una banca, un'azienda che si occupa di credito e non di aeromobili», aveva detto Carlo Messina, ceo di Intesa Sanpaolo, prima dell'inizio dell'assemblea degli azionisti a Torino. Insomma forfait globale. Prima dell'annuncio arrivato stasera da Bruxelles.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino