Accordo in extremis sul contratto Alitalia. L’incontro di ieri tra azienda e sindacati in un lussuoso hotel di Via Veneto, location a 5 stelle non proprio in linea con i...
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Intanto la terapia d’urto, tanto conclamata da governo e azionisti italiani guidati da Intesa Sanpaolo (20,59%) e Unicredit (12,99%) per promuovere la svolta, inizia a vedere la luce nella bozza del piano industriale ancora «macro». Un piano lacrime e sangue, dal costo sociale elevato: dopo gli 8.200 fuoriusciti del piano Fenice (2008), sono ora quasi 4mila i dipendenti complessivi interni (su 12.600) ed esterni (su 30mila) in esubero. Per effetto di un taglio più energico dei costi si dovrebbero riportare in equilibrio i conti almeno nel 2020, mentre nel 2019 dovrebbe tornare positivo il margine operativo.
Nel pomeriggio di lunedì 27 tornerà a riunirsi il cda presieduto da Luca Cordero di Montezemolo. È probabile che al consiglio di lunedì possa essere fornita una prima sommaria informativa sul nuovo business plan. Lo spettro dei 4mila esuberi finora solo paventato, adesso potrebbe materializzarsi per effetto della crescita del taglio dei costi, visto che i 160 milioni annui del vecchio piano erano ritenuti altamente inadeguati dai banchieri di Intesa Sanpaolo e Unicredit per riportare in equilibrio i conti. Nella nuova formulazione sarebbe previsto un risparmio di 200-250 milioni annui (a seconda dell’andamento dei tagli che riguarderanno anche altre spese come i derivati). Leggi l'articolo completo su
Il Mattino