Il Banco di Napoli sarà integrato definitivamente in Intesa Sanpaolo il prossimo 26 novembre, anche se il logo continuerà a campeggiare sulle agenzie del Mezzogiorno...
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Le altre banche che saranno inglobate sono, oltre al Banco Napoli, Banca Nuova, Banca Imi, Mediocredito Centrale, Banca Prossima, Carisbo, Banca Apulia, Cassa di risparmio del Veneto, Carifirenze, Cassa di risparmio Friuli Venezia Giulia, Cassa dei risparmi di Forlì e della Romagna e Cassa di risparmio di Pistoia e della Lucchesia.
A Milano Intesa Sanpaolo ha convocato le segreterie di gruppo, quelle nazionali di categoria e i coordinamenti aziendali. Il segretario responsabile Fisac Cgil del Banco Napoli Tullio Giugliano e il Dipartimento Mezzogiorno della stessa sigla, coordinato da Ciro De Biase, spiegano che il marchio resterà «almeno fino al 2020, più probabilmente sino alla fine del piano industriale: il 2021. Il 26 novembre, data di efficacia giuridica dell'operazione, il codice Iban del Banco di Napoli scomparirà per i clienti. Peccato», dicono in coro, perché «il Banco è il miglior istituto del gruppo nei numeri, persino superiore alla capogruppo, e ha perso cento occupati all'anno negli ultimi dieci non rimpiazzati se non da pochissime decine di assunzioni. Non solo. Il rapporto impieghi su raccolta è al 90%, cioè qui si raccoglie più di quanto si investe, mentre altrove è l'inverso: il 108%». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino