Nell'Eurozona «durante la ripresa l'immigrazione ha dato un ampio contributo positivo alla popolazione in età lavorativa, riflettendo soprattutto...
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Non solo gli immigrati: «L'aumento della forza lavoro durante la ripresa economica è stato trainato dalla partecipazione femminile», scrive inoltre la Bce nel bollettino, spiegando che tale aumento e il modo in cui tale partecipazione differisce da quella maschile «sono riconducibili in larga parte alle divergenze esistenti fra il livello di istruzione degli uomini e quello delle donne». Infatti «nella popolazione femminile in età lavorativa la percentuale di donne con un'istruzione terziaria è più elevata rispetto all'analoga percentuale fra gli uomini».
Dall'inizio della crisi il tasso di partecipazione degli uomini in piena età lavorativa ha subito un calo «probabilmente per effetto di una flessione ciclica dell'occupazione in settori e professioni tradizionalmente a predominanza maschile» come «il settore delle costruzioni e lavori manuali poco qualificati», sottolinea la Bce nel bollettino. Nel contempo, spiega Francoforte, nell'arco del ciclo economico, sul tasso di partecipazione femminile potrebbe aver inciso l'effetto dei «lavoratori aggiuntivi», vale a dire la tendenza da parte delle donne «a entrare nel mercato del lavoro quando il proprio compagno perde il lavoro o abbandona la forza lavoro».
In Italia il tasso di disoccupazione è in calo ma non può essere definito un calo «significativo», sottolinea Francoforte che prende in considerazione tre parametri, spiega che l'Italia con la Slovenia, «non ne soddisfa nessuno» a differenza di Spagna, Portogallo, Irlanda, Cipro e Slovacchia. I tre parametri sono: il tasso di discesa della disoccupazione in 3 anni; la percentuale del calo della disoccupazione nel periodo, e il permanere dopo 5 anni di un tasso di disoccupazione più basso dell'iniziale.
Nel dettaglio le tre condizioni da soddisfare sono così definite: 1) dopo aver toccato il valore massimo, il tasso di disoccupazione scende di almeno 3 punti percentuali nell'arco dei tre anni successivi; 2) il calo del tasso di disoccupazione nell'arco dei tre anni è pari ad almeno il 25 per cento del tasso iniziale; 3) a distanza di cinque anni il tasso di disoccupazione rimane inferiore rispetto al livello registrato all'inizio dell'episodio. Il campione di indagine preso in considerazione dalla Bce comprende tutti i Paesi dell'Ocse negli ultimi 35 anni.
Nell'ultima riunione «la Bce ha mantenuto invariato l'orientamento di politica monetaria e deciderà in autunno riguardo una calibrazione degli strumenti di politica monetaria nel periodo successivo alla fine dell'anno», viene ribadito nel bollettino, spiegando che negli ultimi mesi l'inflazione ha registrato «un lieve aumento» ma nel complesso resta «su livelli contenuti» e di conseguenza, «è ancora necessario un grado molto elevato di accomodamento monetario». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino