Bonomi, presidente Confindustria: no ai prepensionamenti, sì al taglio del cuneo fiscale

Bonomi, presidente Confindustria: no ai prepensionamenti, sì al taglio del cuneo fiscale
«Abbiamo necessità di una manovra che si concentri tutta su come far crescere il Paese, su come essere un moltiplicatore di Pil. Non credo che il reddito di...

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«Abbiamo necessità di una manovra che si concentri tutta su come far crescere il Paese, su come essere un moltiplicatore di Pil. Non credo che il reddito di cittadinanza o i prepensionamenti siano la strada». Lo ha detto Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, a Napoli per il 36° convegno dei Giovani imprenditori. «Noi dobbiamo mettere le risorse laddove ci fanno crescere. Il taglio del cuneo fiscale mette più soldi in tasca agli italiani, io ritengo sia doveroso e qualcosa che può stimolare la domanda interna completamente ferma, non per la pandemia ma da anni.  Nel 2019 già sostanzialmente avevamo il Paese fermo e se come tutti dicono nel 2022 recupereremo i livelli pre pandemia, vorrà dire che saremo 4 punti di Pil sotto il 2018. Abbiamo un reddito pro capite fermo da 20 anni, abbiamo il cuneo fiscale che è il quinto al mondo, qualcosa bisogna fare». 

Che fare dunque? «Le risorse che auspico siano maggiormente a disposizione sono quelle sul taglio al cuneo fiscale. Ancora oggi non si è capito come si vuole intervenire. Ribadisco che la nostra posizione è quella di un forte taglio al cuneo fiscale a favore dei lavoratori, per mettere più soldi in tasca ai lavoratori e stimolare la domanda interna che è rimasta ferma, e un taglio sempre del cuneo contributivo delle imprese perché le rende più competitive. Noi abbiamo tre fattori: materie prime, costo dell'energia e l'unico fattore su cui possiamo intervenire per rendere competitivi nostri prodotti, il costo del lavoro, quindi un intervento forte sul cuneo va fatto». 

Quota 100, invece, «non ci è mai piaciuta, perché abbiamo considerato questa manovra una manovra che non avrebbe mai raggiunto i fini che si prefiggeva. Io ricordo a tutti che ci era stato detto che per ogni persona che andava in pensione ne sarebbero state assunte tre. I dati dell'Istat ci dicono 0,4, cioè che non c'è stato l'effetto sostitutivo. Una manovra che da qua al 2018 ci costa già 12 miliardi è una manovra quindi che costa tanto e non ha raggiunto gli obiettivi».

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Il Mattino