Borse, banche sotto tiro attesa per l'apertura di Milano

Borse, banche sotto tiro attesa per l'apertura di Milano
Non pesa solo l'effetto-Brexit. La chiusura negativa di venerdì scorso delle Borse europee (Milano la peggiore a -2,18%) ha portato i mercati a vivere un week-end...

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Non pesa solo l'effetto-Brexit. La chiusura negativa di venerdì scorso delle Borse europee (Milano la peggiore a -2,18%) ha portato i mercati a vivere un week-end d'agosto di evidente apprensione in attesa della riapertura di lunedì. Questa incertezza secondo gli analisti non deriva solo dalla Brexit. Terrorismo e immigrazione a parte, deriva da altri due fattori: il fattore banche (crediti inesigibili, soprattutto in Italia) e l'eventuale aumento, da settembre, dei tassi Usa. Per gli analisti, sono questi gli elementi macroeconomici che hanno portato le Borse europee ad avere nel 2016 un andamento così negativo. Dati alla mano, l'indice Eurostoxx dall'inizio dell'anno ha perso il 7%. Milano, la peggiore, quasi il 24%, Madrid l'11%, Parigi il 5%, Zurigo il 7,8% (per non parlare di Tokyo a -13%). Perché? Nel 2016, mentre Wall Street è ai suoi massimi, in Europa hanno tenuto solo Francoforte (-1,8%) e, paradossalmente, Londra (+9,8%), l'unica in rialzo da inizio anno (la prevista fusione con Francoforte, sottolineano gli analisti, ha pesato in positivo perché darà vita a una delle maggiori Borse al mondo).


FATTORE BANCHE-NPL
In Europa ha senz'altro pesato il «fiume» di crediti inesigibili (npl) oggi in circolazione. Soprattutto in Italia. Per quanto siano uscite sostanzialmente bene dagli stress test di un mese fa voluti dalla European Banking Authority, le banche italiane sono in sofferenza oggettiva. Troppi gli sportelli, troppi i crediti deteriorati in circolazione. Su questo punto è intervenuto anche il New York Times, in genere indifferente alle cose bancarie italiane. In un servizio dal titolo «Le banche italiane continuano a erogare prestiti ad aziende stagnanti», il quotidiano accusa le banche italiane - dati alla mano - di aver concesso negli ultimi anni troppi «prestiti zombie». Hanno perso in Borsa qualcosa come il 70% in un anno e - scrive - «sono le più deboli in Eurozona in termini di riserve di cash». «Continuano a prestare a società stagnanti, e il 17% dei prestiti sono finiti a imprese che non li meritavano», aggiunge, evocando la Grecia. All'analisi del Nyt hanno fatto eco, con l'ineluttabile chiarezza del dato, i risultati di Borsa di quello che per le banche è stato un venerdì oggettivamente nero: il settore ha perso il 4%, Unicredit ha chiuso a -6,3% (-12,8% nell'ultimo mese), Banco -4,8% (-13,6%), Bpm -5,2% (-19,6%), Ubi -4,9% (-22,1%). Senza contare Mps, che se venerdì scorso ha chiuso «solo» a -2,5%, nell'ultimo mese ha perso qualcosa come -31,4%.

FATTORE TASSI USA

Sulla chiusura negativa di venerdì pesa poi, secondo gli analisti, un secondo fattore, di natura più speculativa: la Federal Reserve potrebbe presto alzare i tassi. In settimana si terrà a Jackson Hole, in Wyoming, il consueto incontro dei banchieri centrali del mondo (25-27 agosto). Non è escluso che in quella sede la presidente, Janet Yellen, chiarisca l'orientamento della Fed sui tassi. Ma, con Wall Street già ai massimi, secondo gli analisti un eventuale rialzo (a settembre) avrebbe un effetto negativo, anche in Europa. Da qui l'apprensione d'agosto, soprattutto italiana. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino