Buoni pasto per i lavoratori dipendenti in smart working, ok a esenzione Irpef fino a 4 o 8 euro

Secondo il decreto n. 122/2017 del MISE i lavoratori part time o a tempo pieno hanno diritto ai buoni pasto anche quando l'orario di lavoro non coincide con una pausa pranzo

Buoni pasto per i lavoratori dipendenti in smart working, ok a esenzione Irpef fino a 4 o 8 euro
Con la parziale trasformazione del lavoro in smart working, si è acceso il dibattito sui buoni pasto. Anche chi lavora da casa ne ha diritto? E in che misura? A chiarire la...

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Con la parziale trasformazione del lavoro in smart working, si è acceso il dibattito sui buoni pasto. Anche chi lavora da casa ne ha diritto? E in che misura? A chiarire la situazione ci ha pensato l’Agenzia delle Entrate nella risposta all’interpello n. 9562631/2020, che ha ricordato quanto è stato disposto attraverso il Decreto n. 122/2017 del MISE. Alla lettera c) dell’articolo 4, viene stabilito che i buoni pasto possono essere riconosciuti ai lavoratori a tempo pieno o parziale, anche quando all’interno dell’orario di lavoro non venga prevista esplicitamente una pausa pranzo.  

Buoni pasto per tutti i lavoratori

Secondo il decreto n. 122/2017 del MISE i lavoratori part time o a tempo pieno hanno diritto ai buoni pasto anche quando l'orario di lavoro non coincide con una pausa pranzo. Questo perché, spiega l'Agenzia delle Entrate, si tratta di una previsione che «tiene conto della circostanza che la realtà lavorativa è sempre più caratterizzata da forme di lavoro flessibili».

 

La normativa

Attualmente la normativa fiscale non prevede una definizione delle prestazioni sostitutive di mensa aziendale. Ma all’interno dell’articolo 51, comma 3, lettera c) del TUIR viene specificato che i buoni pasto entro i limiti di 4 euro (che salgono ad 8 euro per quelli elettronici) non concorrono alla formazione del reddito del dipendente. E la normativa, in più, non prevede alcuna limitazione all’erogazione dei buoni pasto da parte del datore di lavoro. 

I dipendenti in smart working

La DRE del Lazio ha dato conferma quindi che i buoni pasto non concorrono alla formazione del reddito per i lavoratori dipendenti in smart working. Questo significa che le agevolazioni devono essere applicate indipendentemente da dove il singolo professionista eserciti la propria attività. Purché sia un dipendente. Il datore di lavoro non deve applicare la ritenuta d’acconto ai fini Irpef per i lavoratori in smart working ai quali vengono erogati i buoni pasto.

 

Cosa sono i buoni pasto

I buoni pasto vengono messi a disposzione dei dipendenti dalle aziende e servono per coprire le spese di chi fa la pausa pranzo. Possono avere diverso valore ed essere utilizzati in più negozi per acquisto di alimenti e bevande ma anche nei supermercati. Non possono essere ceduti, non possono essere convertiti in denaro, non sono commercializzabili e possono essere utilizzati unicamente dal titolare, che non può cumularli.  

La tassazione

I buoni pasto vengono considerati dei compensi in natura che vengono corrisposti al lavoratore dipendente. Sono sottoposti ad una tassazione Irpef in capo proprio a quest’ultimo, con una particolare franchigia. Non generano reddito imponibile entro i 4 euro per quelli in formato cartaceo e 8 euro per quelli in formato elettronico.

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Il Mattino