Stop al risarcimento di 13,8 milioni di euro da parte della Consob, per omessa vigilanza, a un centinaio di risparmiatori napoletani colpiti dal crac da oltre 400 miliardi di lire...
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Antonio De Asmundis, finanziere ed agente di cambio napoletano, poi fallito nel 1996 quando presidente della Commissione per le società e la Borsa era Enzo Berlanda, era riuscito a raccogliere nel corso degli anni Novanta quasi 70 miliardi delle vecchie lire tra circa tremila famiglie della borghesia napoletana. Circa cento investitori, difesi dagli avvocati e professori Astolfo e Alessio Di Amato assieme ad altri legali napoletani, avevano chiamato in giudizio sia la Repubblica Italiana per il tardivo recepimento della direttiva Cee 93/22, domanda respinta in primo grado, sia la Commissione per non aver vigilato sugli intermediari De Asmundis e la Sim Professione e Finanza, richiesta invece accolta.
La Corte di Appello di Roma aveva quasi raddoppiato il risarcimento da 7,2 milioni deciso dal giudice di primo grado, incrementandolo anche degli interessi e della rivalutazione dal 1996, ritenendo che non fosse corretto decurtare le somme investite del 50%, come deciso dal tribunale. Adesso la Cassazione ha riaperto in parte il caso. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino