Sfatando una certezza che da sempre esalta l’investimento in beni-rifugio quando crollano i mercati azionari, in queste ore il prezzo dell’oro - il bene rifugio per...
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Fca, stop produzione fino al 27 marzo in Italia, Serbia e Polonia. Il titolo frena in borsa (-10%)
A picco anche il platino (-26% a 564 dollari l’oncia, ai minimi dal 2002), che registra la flessione più marcata di sempre, e l’argento (-14% a 12,613 dollari l’oncia), con la maggior discesa dal 2011. Per la verità il trend verso il basso dei metalli preziosi sta durando da qualche giorno, trascinati dall’oro. Basti dire che mercoledì 11 in concomitanza con il taglio dei tassi da parte della Bank of England per affrontare l’emergenza coronavirus, le quotazioni del metallo giallo avevano toccato 1.666 dollari l’oncia, mentre già il giorno dopo il prezzo aveva rotto verso il basso il tetto di 1.600 dollari per fermarsi a 1.567 dollari.
E’ dunque finita la magia? L’oro non è più considerato un bene-rifugio? Niente di tutto ciò. La questione è molto tecnica in quanto anche ai metalli preziosi nelle giornate nere dei mercati globali è chiesto un tributo. In breve, il crollo dell’azionario sta innescando le cosiddette «margin cal», ovvero gli investitori vendono oro - il bene più facile da collocare sul mercato - per liberare liquidità destinata a coprire le perdite registrate sul fronte delle azioni che per contratto vanno saldate in giornata.
In queste particolari situazioni, la liquidità diventa il driver principale in quanto serve a evitare tracolli peggiori legati ad eventuali disallineamenti tra entità dell’investimento e quantità reale dei denari posti a copertura dell’investimento stesso.
Il Mattino