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L'impennata è diventata costante, superiore nei numeri anche alle previsioni più pessimistiche. La Campania del lavoro e della povertà aggrappata sempre di più alla Cassa integrazione e al Reddito di cittadinanza per sopravvivere all'assalto del Covid-19 e delle sue varianti. Clamorosa soprattutto la classifica della Cig ordinaria (Cigo), quella erogata dall'Inps a imprese industriali manifatturiere ed edili per situazioni di crisi o di stop transitorie e che per oltre il 97% è ormai anch'essa considerata Cassa Covid: da gennaio i dati dell'Osservatorio dell'Istituto di previdenza collocano la Campania davanti a tutte le altre Regioni. In due mesi il peso della Cigo è diventato abnorme, pari a 14 milioni di ore erogate, la quota maggiore rispetto a tutte le altre tipologie di Cassa concesse nello stesso periodo (2 milioni di Cig straordinaria, 10 milioni di Cig in deroga, 11 di fondi solidarietà). A febbraio le 5,7 milioni di ore erano praticamente il doppio di quelle della Lombardia (2,8).
SITUAZIONE ANOMALA
«Siamo di fronte ad una situazione anomala commenta Cesare Damiano, ex ministro e presidente di Lavoro & Welfare che monitora da mesi con puntualità e competenza l'andamento della Cig -. La Campania nel 2020 risultava al sesto posto in Italia, prima tra quelle meridionali, per numero complessivo di ore di Cassa integrazione erogate, tra ordinaria, speciale, Fondo di solidarietà e in deroga. Parliamo di 255 milioni di ore globali, meno di un quarto di quelle relative alla Lombardia (1 miliardo e 102 milioni), nettamente al primo posto, ma non lontanissime dal Piemonte (371 milioni). Dall'inizio dell'anno però la Campania è salita al terzo gradino con 37 milioni di ore alle spalle della solita Lombardia (82 milioni) e del Lazio (58 milioni). Difficile risalire a ragioni specifiche di questo nuovo scenario: ci possono essere anche motivi di contabilizzazioni in ritardo o di effetto cosiddetto a fisarmonica. Ma in linea di massima si può dire che il peggioramento da un punto di vista politico-statistico dimostra che l'impatto della pandemia si sta facendo sempre più preoccupante sulla Campania e probabilmente su tutto il Mezzogiorno. Con la conclusione che il rischio di un amento del divario si sta aggravando».
La correlazione tra l'aggravarsi dello scenario sanitario e l'aumento delle imprese in difficoltà appare inevitabile.
EDILIZIA
Eloquenti i dati che arrivano dall'Acen, l'Associazione dei costruttori edili di Napoli: «Tra gennaio 2020 e gennaio 2021 - dice la presidente, Federica Brancaccio - il numero di ore lavorate in media per operaio è passato da 138,79 a 109,58. Parliamo di 30 ore, quasi una settimana di lavoro in meno a testa. È un calo preoccupante ma temo che quello di febbraio potrebbe essere anche peggiore. Da noi l'impatto del superbonus al 110% non si è ancora materializzato a differenza di quanto sta accadendo in Lombardia e in Piemonte e la ripresa del settore stenta a materializzarsi. Evidentemente non c'è solo un problema di natura congiunturale».
Una Cig così alta non è del resto una novità in assoluto. A gennaio i lavoratori campani complessivamente in Cassa integrazione erano un milione e centomila, quasi centomila in più rispetto a dicembre 2020, la metà dei quali concentrata tra Napoli e provincia dove l'esercito dei cassintegrati è salito da 533.802 a 582.519 unità. E dietro l'angolo si annuncia anche il nuovo stop alla Fca di Pomigliano per ragioni legate ai lavori della linea produttiva del mini-Suv Tonale. «La crescita della Cassa ordinaria dice Giovanni Sgambati, segretario regionale della Uil dimostra che almeno il 60% delle imprese campane che hanno fatto ricorso all'ammortizzatore non riesce ancora a ripartire. Ma è una ragione in più per ribadire, come il sindacato sta facendo ormai da tempo, che non si può pensare ad una sorta di autosufficienza della crescita: servono misure ed interventi nazionali ed europei per tornare allo sviluppo che rimane l'unico antidoto alla Cassa integrazione. Lo sblocco dei licenziamenti può far solo peggiorare questo scenario». Più cauto Luigi Salvatori, delegatO agli Affari sindacali di Unione industriali Napoli, secondo cui «il ricorso agli ammortizzatori sociali dipende dalla struttura produttiva e dimensionale, nonché dalle esigenze specifiche dei territori e dai settori che, in un determinato periodo, hanno maggiori necessità di utilizzarli. Evidentemente, in Campania è emersa in maniera più pressante l'esigenza di fare ricorso alla cig in alcuni dei comparti, come metalmeccanico, automotive, o costruzioni, che risultano averne fatta maggiore richiesta».
LA STRADA
La morale è chiara quanto scontata: assistenza e sostegni sono sempre più la strada della sopravvivenza per tante imprese e famiglie. Emblematici i dati aggiornati dei percettori del Reddito di cittadinanza: l'Osservatorio Inps colloca la Campania a febbraio al primo posto tra le regioni con 229.024 famiglie, pari quasi ad un terzo del totale delle famiglie del Sud, e importi complessivi pari a un quarto del totale nazionale del sussidio. Napoli è stata la provincia che il mese scorso ha avuto più nuclei beneficiari (143mila pari al 14% del totale). Il disagio sociale è qui. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino