Covid economy, 59 interdittive antimafia a Napoli: «Sempre più imprese a rischio clan»

Covid economy, 59 interdittive antimafia a Napoli: «Sempre più imprese a rischio clan»
I dati sono in calo per le difficoltà del sistema economico legate alla pandemia, ma il rischio è sempre vivo. Sono le conclusioni del quinto report sulle...

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I dati sono in calo per le difficoltà del sistema economico legate alla pandemia, ma il rischio è sempre vivo. Sono le conclusioni del quinto report sulle infiltrazioni mafiose nelle aziende diffuso dall’Organismo permanente di monitoraggio e analisi del ministero dell’Interno, presieduto dal prefetto Vittorio Rizzi. L’attenzione principale è rivolta alle attività della cosiddetta «Covid economy».

Da agosto 2020, la prefettura di Napoli ha applicato 59 interdittive antimafia a imprese della città e della provincia. In Italia, il rischio inquinamento criminale è più alto nelle imprese in odore di ‘ndrangheta. Si legge nel report dell’Organismo permanente del Ministero: «Guardando le matrici criminali delle società interdette che presentano il maggior numero di variazioni, la ‘ndrangheta esprime il valore più alto». 

Ma sono le «variazioni» interne alle aziende le spie principali dei sospetti inquinamenti criminali. Variazioni continui di mutamenti nelle cariche aziendali, nelle partecipazioni, nei trasferimenti di sedi o cambi di tipologie societarie. Più variazioni, 267, nelle imprese interdette per sospetti legami con la ‘ndrangheta. Seguono poi 105 variazioni in imprese sospettate di contatti con clan della camorra. Nel provvedimento interdittivo su un consorzio calabrese si legge: «Si evidenzia la natura fittizia e più precisamente solo formale della sede legale del Consorzio in un edificio che fornisce spazi di lavori flessibili, uffici virtuali, anche per utilizzi brevi, oltre a una vasta gamma di servizi complementari e tariffe onnicomprensive. L’attività del Consorzio non appare in alcun modo legata al territorio».

Spie di attenzione preventiva degli inquirenti, anche se precisa il prefetto Vittorio Rizzi: «Non si registrano ancora evidenze giudiziarie significative, ma nelle variazioni societarie sono possibili trovare indizi di contaminazione». 

In totale, l’Organismo permanente del Ministero ha contato dal marzo 2020 a febbraio 2021 un totale di un milione e 234.618 variazioni societarie. Sono in leggero calo, per il 6,30 per cento, rispetto allo scorso anno, ma sono aumentate del 7 per cento le segnalazioni per operazioni sospette e del 9,7 per cento delle società colpite da interdittive antimafia. Come in passato, il settore immobiliare e la grande distribuzione sono quelli dove ci sono state più variazioni societarie. E tra le società colpite da interdittiva antimafia, i cambiamenti aziendali sosono stati 902 rispetto agli 822 del 2020. Più interdittive antimafia applicate nel settore tradizionale delle costruzioni, a maggior rischio inquinamento. Il record, in questo caso, spetta a Calabria, Sicilia e Campania. Se si guarda al numero di variazioni societarie, come spia di sospetto, il record va alla Lombardia (257.662), seguita da Lazio (163.590), Campania (110.681), Veneto (110.235), Emilia Romagna (108.754).  

Per Reggio Emilia, Latina, Cosenza e Trapani, il report del Ministero ha approfondito in dettaglio la realtà dei mutamenti societari, individuandole come «città campione» per le 4 aree nazionali. In queste città, 2591 persone sono protagoniste delle variazioni societarie. Tra loro, 193 hanno commesso un totale di 243 reati. In prevalenza, reati fiscali e finanziari (25 per cento), di droga (17 per cento), truffe (14 per cento), estorsione (6 per cento). Si legge nel report: «Nell’analisi, l’interdittiva antimafia svolge una funzione di frontiera avanzata nel continuo confronto tra Stato e anti-Stato». E tra le 902 imprese interdette, in 479 sono state rilevate più variazioni interne. E spiega il ministro Luciana Lamorgese: «Nel periodo della pandemia, le variazioni societarie sono possibili indizi di contaminazioni, uno strumento di analisi per prevenire i tentativi di alterare il mercato inquinando il tessuto economico». Ma nelle 4 «città campione» l’allarme si allarga alle attività della ristorazione e dell’accoglienza turistica: 212 nella ristorazione a Reggio Emilia, 293 a Latina, 181 a Cosenza, 125 a Trapani. Nell’accoglienza turistica, 17 variazioni a Reggio Emilia, 49 a Latina, 47 a Cosenza, 54 a Trapani. È stato invece il turn over di cariche interne l’indice principale di variazioni societarie in Campania: 29811, seguito dalle partecipazioni (16619), o trasferimenti di quote (7684).

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Il Mattino