Covid Italia, così l'emergenza sanitaria cambia gli scenari della mobilità

Covid Italia, così l'emergenza sanitaria cambia gli scenari della mobilità
Mentre i timori sulla seconda ondata di contagi avanzano gradualmente nelle regioni centro-meridionali, lo sguardo dei cittadini si sposta sul futuro della mobilità. Stando...

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Mentre i timori sulla seconda ondata di contagi avanzano gradualmente nelle regioni centro-meridionali, lo sguardo dei cittadini si sposta sul futuro della mobilità. Stando all’Indagine nazionale sulla mobilità casa-università al tempo del covid-19 realizzata dalla Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile che ha analizzato il sentiment di 85mila soggetti rappresentativi della popolazione accademica, un individuo su tre si sposterà con il proprio mezzo motorizzato per raggiungere il proprio ateneo. Ma c’è anche chi rinuncerebbe del tutto a utilizzare i trasporti pubblici nel quadro più pessimistico in termini di rischio sanitario.


Il monitoraggio, ancora attivo in alcune università, è stato avviato lo scorso luglio attraverso un questionario online rivolto a studenti (79%), docenti o ricercatori (11%) e personale tecnico-amministrativo (9,6%) appartenenti a 44 atenei italiani, cui saranno sommati i risultati di altre 13 università. Quello che è emerso è che, nel caso di uno scenario ottimistico che prevede un rischio sanitario minimo, il 66% dei soggetti continuerà a recarsi nel proprio ateneo per motivi di lavoro o di studio, una percentuale che cala al 61% nel caso invece di una recrudescenza del virus.
 
A subire la contrazione più rilevante è la domanda verso i trasporti pubblici, che nel primo caso si ridurrebbe di quattro punti percentuali e nello scenario più pessimistico toccherebbe un rosso di 10 punti percentuali. In entrambe le situazioni, gli intervistati dichiarano che utilizzerebbero in alternativa la propria automobile privata e in misura minore la mobilità attiva. Sebbene in termini assoluti dal punto di vista geografico non vengano evidenziate particolari differenze, in termini relativi la quota di coloro che faranno ricorso alla propria auto è più elevata nelle regioni del settentrione, dove «era più bassa grazie a servizi di trasporto pubblico più capillari e frequenti, ma anche dove la crisi sanitaria è stata più drammatica», si legge in una nota diffusa dal Politecnico di Torino (uno degli atenei che ha aderito all’iniziativa).


Intanto, buone notizie sul fronte dei costi giungono per i residenti in Campania. Stando allo studio Trasporto pubblico locale – Indagine annuale su costi, qualità e tutele dell’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva realizzato nell’ambito del progetto Consapevole consumatore, ugualmente cittadino finanziato dal ministero dello Sviluppo economico, la Regione si posiziona al primo posto in termini di spesa media per abbonamento annuale più contenuta pari a 201 euro e in calo del -3,4% rispetto al 2005, contro una media nazionale di 297 euro (+18,8% rispetto al 2005). Le tariffe più elevate, invece, si registrano in Liguria (374 euro, +37% rispetto al 2005) e Umbria (368 euro, +23,9%). Se si considera invece l’abbonamento ordinario mensile, si parla di una media nazionale di 33 euro, in crescita di 22,2 punti percentuali negli ultimi quindici anni. A spendere di più sono gli umbri (47,50 euro) mentre i campani si stanziano al penultimo posto con una media mensile di 27,50 euro, sostanzialmente invariata rispetto al 2005. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino