Quella di ieri è stata una giornata durissima per il governo che ha scricchiolato per tutta la giornata. E' quasi sicuro, lo annuncia il vicepremier Luigi Di Maio, lo...
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Lo scontro è così intenso che è si attende una mediazione da parte del premier Giuseppe Conte che però oggi sarà in Qatar anche Matteo Salvini è all'estero. Per oggi alle 16 è prevista comunque una nuova riunione tecnica.
Il canglore dello scontro fra i ministeri, soprattutto lungo l'asse M5S contro Tria, è stato così intenso che anche il Quirinale ha discretamente fatto trapelare la propria preoccupazione fino alla conferma della contrarietà alla sostituzione del ministro in una fase così delicata e a così poca distanza dalle elezioni europee.
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LO STALLO
L'indiscrezione sul probabile rinvio del varo del decreto crescita (e forse anche di quello cosiddeto sblocca-cantieri nonché delle misure attuative del rimborso per i risparmiatori truffati) è arrivata dopo una giornata assai pesante.
Nel tardo pomeriggio il presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, appena sbarcato dall'areo preso a Roma ha rilasciato alla radio Euranet Plus una intervista durissima. «Alcuni ministri italiani sono dei bugiardi - ha detto Juncker - Perché non dicono al loro popolo che l'Europa negli ultimi 5 anni ha versato all'Italia ben 130 miliardi».
La visita in Italia di Juncker sarà segnata da questa frase, ma il senso vero e profondo delle consultazioni italiane del presidente della Commissione è stato tutt'altro che polemico: a Bruxelles c'è preoccupazione palpabile per l'andamento dell'economia italiana e per la sostenibilità dei nostri conti pubblici.
Juncker prima di pronunciare la parola bugiardi, ieri ha apertamente auspicato «sforzi supplementari» per «mantenere in vita» la crescita. Lo ha detto al premier Giuseppe Conte e l'ha ripetuto al Quirinale.
Ufficialmente il governo italiano, né ci si poteva aspettare altro a poche settimane dalle elezioni, ha fatto buon viso a cattivo gioco. «Il rallentamento era «previsto» e il governo ha già preso le contromisure, ha assicurato il premier Giuseppe Conte. «Siamo convintissimi delle nostre scelte», ha affermato Matteo Salvini.
Ma nel governo il clima, lo slittamento del decreto ne è prova, è assai teso, a una settimana dall'atteso varo del Def che dovrebbe certificare una crescita in netto calo rispetto all'1% previsto. Il Pil tendenziale sarà allo 0,1% ma il dato programmatico, che sarà stimato più alto di qualche decimale per effetto del decreto crescita, è uno dei capitoli del litigio in corso fra 5Stelle e Tria. Chiaramente i pentastellati vorrebbero fissare un dato alto per poterselo giocare in campagna elettorale.
Il segretario dell'Ocse Gurrìa, dopo aver incontrato Conte, ha detto di non essere riuscito a far cambiare idea al premier: per l'Ocse la crescita italiana sarà sotto lo zero, per l'Italia più alta.
Juncker è stato ben più duro e, se ha concesso una sponda sul supplemento di riflessione chiesto da Roma sulla Tav, sulla necessità di agire per evitare la stagnazione (o peggio) è stato netto. Juncker poi si è spinto oltre: «Alcuni ministri italiani sono bugiardi quando non rivelano i fondi europei dati all'Italia», ha attaccato il presidente, cui i gialloverdi non hanno risparmiato affondi.
Conte ha tenuto il punto: la frenata, ha detto, era «prevista» in relazione al «rallentamento globale». E ha aggiunto che sui conti pubblici «l'impalcatura non cambia».
Ma il percorso che porterà, attraverso il decreto crescita, al varo del Def, è tutt'altro che lineare. L'altissima tensione tra M5s e Giovanni Tria si scarica anche su vicende collaterali come quella della consigliera del ministro, Claudia Bugno, che il M5s chiede di allontanare dallo staff.
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Il Mattino