Madrid. ‘Roma ignora le norme europee’, è il titolo di un’analisi oggi su El Pais, che come gli altri quotidiani spagnoli rileva i due pesi e le due...
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Nel caso del Popolare, le autorità europee “hanno lamentato che gli azionisti e i titolari di bonus abbiano perso tutto, però hanno detto che queste erano le nuove regole del gioco: i contribuenti non avrebbero salvato banche in Europa, ma lo avrebbero fatto gli azionisti e gli investitori”. Tuttavia, secondo l’analisi, “In Italia non si impongono le norme europee ma quelle italiane. Questo comporta che il governo di Roma inietterà circa 17 miliardi di euro, anche se alcune autorità europee credono possa arrivare a 20 miliardi, per evitare che i titolari di bonus senior di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza perdano tutto”. Inoltre saranno divisi gli attivi in una banca buona e in una bad bank: “La buona l’hanno regalata a Intesa Sanpaolo come salvaguardie, come il pagamento dei prepensionamenti, per non dover ampliare il capitale”. “Queste protezioni – rileva l’analisi – non sono esistite nel caso del Santander, che ha annunciato un ampliamento di capitale per digerire l’assorbimento del Populare e assumere i rischi futuri”.
Si sottolinea, pertanto, che “si apre un panorama nero per i contribuenti italiani che assumeranno il debito e la morosità della bad bank, saltando alcuni principi della Ue”. In cambio, Roma “eviterà lo scontro con i titolari di bonus delle banche, che sono piccoli clienti che hanno potuto acquistare questo debito senza conoscere il rischio”. Una situazione molto simile a quella dei titolari di ‘azioni preferenti’ della spagnola Bankia nel 2012, il cui fallimento comportò un salvataggio da parte della Ue del sistema bancario spagnolo da 60 miliardi di euro. “L’Italia intraprende lo stesso doloroso cammino, come se nel frattempo nulla fosse cambiato in Europa”, è la conclusione. E “per questo passa la fattura ai contribuenti, che assumono i problemi dei banchieri”. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino