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Per arginare la crisi delle attività economiche dovuta alle chiusure per la pandemia, il governo mette sul piatto altri 40 miliardi di euro. Il nuovo scostamento di bilancio, che significa nuovo deficit, sarà discusso oggi dal consiglio dei ministri (mentre l’approvazione del Documento di economia e finanza dovrebbe nei prossimi giorni). Una decisione che porta a 72 miliardi il totale degli aiuti di quest’anno, dopo gli oltre 100 miliardi di quello appena trascorso. Questa volta il provvedimento avrà un nuovo nome.
Non più «sostegni», ma «imprese». La ragione è che nel nuovo decreto indennizzi e ristori al sistema economico e produttivo faranno la parte del leone. Le misure sul lavoro, come la proroga della Cassa integrazione Covid, sono già state finanziate nel precedente provvedimento. Gli aiuti, dunque, saranno più consistenti. Se nel decreto di marzo lo Stato si era fatto carico in percentuale delle perdite subite in un unico mese, questa volta le mensilità “indennizzate” saranno due. Il meccanismo dovrebbe restare lo stesso del vecchio provvedimento: indennizzi erogati dall’Agenzia delle Entrate a imprese e partite Iva che hanno perso almeno il 30% del fatturato nel 2020 rispetto al 2019. Fino a 100 mila euro di fatturato il ristoro sarà del 60% della perdita mensile. Man mano che il fatturato aumenta il ristoro si riduce, fino ad arrivare al 10% per le imprese che fatturano da 5 a 10 milioni.
Ieri il ministro allo Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, incontrando i commercianti della Fipe, ha detto che sul tavolo c’è anche un secondo meccanismo.
Oltre allo scostamento il governo darà via ad un fondo di 25 miliardi complessivi, da utilizzare da qui al 2030 per finanziare le opere che non rientrano nei parametri del Recovery plan. La principale dovrebbe essere il collegamento ad Alta velocità ferroviario tra Salerno e Reggio Calabria. Ma l’elenco completo delle infrastrutture sarà allegato al Def.
Intanto proprio per quanto riguarda il Documento di economia e finanza, lo slittamento dei tempi deriva dall’esigenza di coordinare le valutazioni su crescita e conti pubblici con gli effetti attesi dal Piano nazionali di ripresa e resilienza. Anche grazie alla spinta dei progetti che potranno partire quest’anno la crescita del Pil dovrebbe comunque superare di pochi decimali il 4 per cento, sostanzialmente allineandosi alle previsioni delle principali istituzioni italiane e internazionali. Fino all’autunno scorso si attendeva un rimbalzo più vistoso, al 6 per cento. Quanto al deficit si aggirerà sul 10 per cento, numero pesante ma inevitabile se si pensa che lo scostamento di bilancio già approvato e quello che l’esecutivo si appresta a chiedere valgono complessivamente oltre 70 miliardi, ovvero più di quattro punti di Pil.
Per il rapporto tra debito e Pil è atteso stabile rispetto al 155,6 registrato dall’Istat nel 2020, mentre nel 2022 dovrebbe iniziare un percorso di discesa riducendosi di un paio di punti.
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