Il fondo Elliott affila le armi in vista dello scontro con Vivendi nell'assemblea di martedì 24. Nella comunicazione inviata alla Sec, l'organismo di controllo...
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Oltre ai sei nomi già noti, nella lista Elliott figurano Alfredo Altavilla, top manager di Fca, Paola Bonomo (ex dirigente Facebook), Lucia Morselli (già ad di News Corp Europe e Stream), Maria Elena Cappello (ex Nokia, ora Mps). In totale dieci profili che nelle intenzioni di Elliott costituiranno un cda indipendente.
Il fondo Usa ieri ha quindi pubblicato una corposa presentazione rivolta agli investitori in cui dettaglia più approfonditamente le sue proposte, sottolineando come l'obiettivo finale è liberare Tim dai conflitti di interesse che hanno caratterizzato la gestione Vivendi e creare valore di lungo termine. Secondo Elliott il titolo potrebbe raddoppiare il valore in Borsa da 0,8 a 1,6 euro nel caso in cui il cda desse corso alle azioni proposte. Il fondo si attende un incremento di 0,1 euro dalla conversione delle risparmio, di 0,3 euro dalla separazione della rete, di 0,4 euro dalla riduzione del debito e dal ritorno al dividendo.
In particolare, Elliott ritiene che la separazione della rete potrebbe «liberare fino a 7 miliardi di valore nascosto», pari al «41% della capitalizzazione di mercato» permettendo un «re-rating delle azioni» da parte degli investitori. Nelle slide si fa anche notare che «non ha senso per Tim competere con un altro network»: l'allusione è a Open Fiber che il governo sta sviluppando attraverso Enel e Cdp allo scopo di raggiungere gli obiettivi fissati dalla Ue. «Se Tim sarà proattiva nell'indirizzare questo obiettivo del governo, l'unificazione delle reti può portare grande creazione di valore per gli azionisti, ribaltando la minaccia competitiva» rappresentata da Open Fiber e frutto della «precedente indisponibilità» di Tim «ad aiutare il Paese a raggiungere i suoi impegni con la Ue». Attraverso la separazione e la cessione di una quota della rete stessa, il debito Tim potrebbe essere dimezzato da 25 a 12 miliardi. Nella giornata di ieri si è schierato con Elliott anche Iss, l'altro grande proxy advisor: Dopo Glass Lewis, anche Iss, infatti, ha duramente criticato la gestione Vivendi, definita «molto più un peso che un asset per Tim». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino