Un giorno triste e difficile per Fca e il suo nuovo ceo Mike Manley. Mentre arrivava l'annuncio che Sergio Marchionne aveva lasciato questa terra, il manager britannico faceva...
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Per il nuovo amministratore delegato non è stato un esordio facile perché l'azione a Piazza Affari è crollata e durante la seduta è stata sospesa per eccesso di ribasso. Alla chiusura delle contrattazioni il titolo Fiat Chrysler ha lasciato sul terreno il 15,5% scendendo sotto i 14 euro, un valore che non toccava più dallo scorso mese di ottobre; sono andati in fumo 4 miliardi di capitalizzazione che ora è tornata simile a quella della Ferrari (21,6 miliardi contro 20,9 miliardi). Il tonfo si è portato dietro Exor (-3,5%) e ha spinto in basso l'intero indice Mib (-1,4%) che è stato il peggiore d'Europa. Della galassia Lingotto meglio è andata Ferrari (-2,2%) e, soprattutto, Cnh (-0,3%) che oggi divulgherà i risultati finanziari della trimestrale. Più che la notizia della morte del carismatico leader, che ha inventato e fatto crescere la grande azienda italo-americana, a pesare sulla brusca frenata (è avvenuta qualche minuto prima delle 13) sono stati proprio i conti. I risultati, in realtà, non sono poi così male; anzi alcuni parametri raggiungono livelli mai toccati in precedenza. Un «trimestre difficile», come lo ha definito il nuovo ceo e il cambiamento di alcuni target 2018 non sono stati graditi dagli investitori in una delicata fase di passaggio come questa. La buona notizia è stata l'azzeramento del debito, il risultato fortemente voluto dall'ex ad che Sergio Marchionne stesso aveva promesso di annunciare lo scorso primo giugno quando indossò la cravatta proprio per questo motivo.
L'indebitamento industriale netto è passato da 1,3 miliardi di euro dello scorso 31 marzo ad una liquidità di 456 milioni al 30 giugno. Bene anche la liquidità disponibile complessiva cresciuta di quasi 1,8 miliardi, da 19,4 a 21,2. In calo del 35% l'utile netto del secondo trimestre (da 1.155 milioni a 754), mentre sono aumentate del 6% le consegne di vetture e del 4% i ricavi. L'ebit adjusted si è attestato a 1,7 miliardi con un margine del 5,7%. Manley e il direttore finanziario Palmer (altro ex candidato alla successione di Marchionne) hanno confermato il target dell'utile netto adjusted di circa 5 miliardi, ma hanno rivisto al ribasso gli altri. La previsione dei ricavi netti nel 2018 scende dai circa 125 miliardi ad una forbice fra i 115 e i 118 miliardi, l'ebit adjusted da 8,7 miliardi a «fra i 7,5 e gli 8» miliardi, la liquidità netta industriale da 4 a 3 miliardi. «Ho il cuore spezzato - ha dichiarato Manley con grande emozione - era un uomo unico e speciale, ci mancherà. Ho passato nove anni parlando con lui ogni giorno, per me è un momento molto triste. Il nostro rapporto era basato sulla focalizzazione degli obiettivi e, cosa più importante di tutti, sul rispetto».
Il nuovo ceo ha parlato della squadra, del suo ex collega Alfredo Altavilla che ha deciso di lasciare l'azienda: «Lo ringraziamo per il lavoro che ha fatto, ma non credo che la sua uscita impatterà sulla nostra strategia».
Poi uno sguardo al futuro, agli impegni presi: «Come aveva promesso Sergio abbiamo azzerato il debito, abbiamo le condizioni per continuare ad essere solidi e indipendenti. Possiamo avere collaborazioni, ma siamo focalizzati sul nostro piano, questa è la priorità del mio mandato. La Cina per noi è fondamentale, la sfida più grande che ci aspetta. Confermo tutti gli impegni che sono stati presi a Balocco, porteremo a termine il piano 2018-2022». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino