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No. Non sono bastati i miliardi di Expo 2015, Human Techopole, Olimpiadi Milano-Cortina. Non è bastato partecipare come comune svantaggiato al primo bando del Pnrr per l'infanzia, soffiando il diritto di costruire una scuola materna a Venafro, dove i bambini resteranno nei prefabbricati. No. Il sindaco di Milano Beppe Sala ha aperto una polemica lamentando i pochi fondi straordinari ricevuti dalla sua città a partire dalla crisi Covid, congelando nel bilancio spese per 200 milioni. Per i Comuni italiani, in effetti, dalla pandemia in poi è un continuo inseguire entrate volatili e uscite crescenti, per cui il grido di dolore di Sala è stato rilanciato da Nord a Sud, con in testa il presidente dell'Anci e sindaco di Bari Antonio Decaro. Anche perché il caro bollette energetiche e l'arrivo finora di 91mila profughi ucraini ha davvero caricato i municipi di incombenze. Ma Milano è in condizione di mettersi alla testa del fronte del lamento? Secondo i dati contabili, non proprio.
Tra il 2020 e il 2021, infatti, i 7.900 Comuni italiani hanno ricevuto rimborsi straordinari per quasi 10 miliardi di euro, cioè 165 euro per cittadino. L'importo non è stato spalmato in modo omogeneo sul territorio bensì ha favorito i Comuni con maggiori entrate fiscali per cui Milano ha ricevuto 548 euro per abitante, Roma meno della metà (246) e Napoli appena 150 euro. In pratica nei rimborsi Milano ha battuto Roma 2,2 a 1 e Napoli 3,6 a 1. Come mai? Le differenze si spiegano in base al paradossale principio che più sei ricco, più spendi e quindi più subisci gli effetti della crisi. Nel 2020, addirittura, i Comuni avevano provato a farsi rimborsare persino le mancate entrate per servizi soppressi, come le mense scolastiche, le quali sono soprattutto al Centronord, voce però sterilizzata prima del 30% e alla fine del 75% per cui il trucchetto ha avuto un impatto meno forte di quello sperato dagli ideatori. Ma il principio di favorire nei rimborsi le aree fiscalmente ricche è rimasto e lo si vede nelle differenze tra città di simile dimensione, come i 238 milioni arrivati a Venezia per l'emergenza Covid a fronte dei 23 milioni destinati a Messina, due capoluoghi entrambi oltre i 200mila abitanti.
Sala, nel suo polemizzare, ha anche introdotto la forma retorica del lamento qui lo dico e qui lo nego. Ecco le sue parole, riferite al Fondo di solidarietà comunale finanziato con l'extragettito nato con il passaggio dalla vecchia Ici all'Imu: «Con questo meccanismo da molti anni Milano registra una penalizzazione rilevante, nel dare e nell'avere abbiamo un negativo di 133 milioni.
Tuttavia i soldi, e qui Sala ha ragione, non bastano mai; per cui il sindaco di Milano fa sapere che avrebbe bisogno di 200 milioni per chiudere il bilancio senza congelare spese. Una scelta che la vicepresidente della Lombardia Letizia Moratti gli ha chiesto di rivedere perché potrebbe mettere a rischio le politiche sociali. A schierarsi dalla parte di Sala sono i sindaci di città come Firenze, con Dario Nardella, e l'Anci, l'associazione che raduna i Comuni italiani, secondo cui il governo deve fare di più. «I temi sollevati dal sindaco di Milano rappresentano le preoccupazioni di tutti i sindaci», ha detto il presidente Decaro. E in effetti alla pandemia si è aggiunta la crisi energetica, con l'impennata dei costi, e l'accoglienza dei profughi ucraini. Per le bollette dei Comuni, il governo ha finora stanziato 200 milioni, a fronte di rincari di almeno 600 milioni. Ieri il sindaco di Milano ha sentito il ministro dell'Economia Daniele Franco ed è stato fissato un incontro per la settimana prossima. Una soluzione per far quadrare i conti potrebbe essere utilizzare gli avanzi di bilancio dello scorso anno. Ma senza discriminazioni, avverte Clemente Mastella, sindaco di Benevento: «Non ci sono Comuni di serie A e serie B e la questione della difficoltà dei bilanci vale per tutti. Il governo dia una mano alle amministrazioni locali».
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Il Mattino