ROMA. Il voucher imbocca la strada del doppio canale: da una parte le famiglie, dall’altra le micro-imprese e i professionisti (entrambi senza dipendenti). Con un terzo...
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Si tratta di una riforma che cambia in modo sostanziale il destino dei tanto discussi buoni lavoro e che il governo «apprezza», come ha riferito il ministro del Welfare Giuliano Poletti. Ciò non toglie che non è un testo chiuso. Anche perché non piace a tutti. Sicuramente non ai centristi, né di Forza Italia né della maggioranza che promettono battaglia nel passaggio al Senato (dove la commissione Lavoro è presieduta da Maurizio Sacconi). Non piace nemmeno alla Cgil, promotrice del referendum che li vuole abrogare.
Per le famiglie il buono lavoro continuerà a costare 10 euro l’ora, di cui 7,5 andranno al lavoratore e il resto servirà per contributi previdenziali e assicurativi; per le aziende e i professionisti invece il costo si innalza e passa a 15 euro l’ora lordi, un aumento che servirà a dare ai lavoratori una copertura contributiva piena. Ma il doppio canale riguarda anche altri aspetti. La platea di voucheristi: le imprese e i professionisti potranno “pescare” solo tra studenti under 25, pensionati, disoccupati, disabili, soggetti in comunità di recupero e extracomunitari disoccupati da oltre 6 mesi. Non ci sarà invece nessun vincolo di «status occupazionale» del voucherista per le famiglie.
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