L'Ilva non chiude. I lavoratori del gruppo Ilva hanno detto sì all'arrivo di ArcelorMittal, il colosso mondiale dell'acciaio che dal 15 settembre, attraverso la...
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Responsabile di questo calo di affluenza sarebbero le ferie e la cassa integrazione. Ieri anche a Genova i «Sì» sono stati plebiscitari e hanno toccato il 90%. Percentuali bulgare anche negli altri siti Ilva: Novi Ligure (89,4%), Racconigi (84%), Milano (86%), Paderno Dugnano (94%), Salerno (93,1%) a Padova/Legnaro i 28 dipendenti Ilva sono stati tutti favorevoli (100%), solo a Marghera i «Sì» hanno segnato un modesto 63%. Esultano i sindacati, ma anche i due ministri - Luigi Di Maio e Carlo Calenda - che, per quanto politicamente avversari, si sono impegnati per far risanare e ripartire la prima acciaieria d'Europa con l'obiettivo che adesso diventi anche la fabbrica di acciaio più innovativa e meno inquinante d'Europa.
«Tutte le nostre forze sono ora impiegate nel vigilare attentamente affinché il piano ambientale sia rispettato al millimetro», avverte Di Maio soddisfatto per il risultato. Mentre Calenda fa i complimenti «a sindacati e lavoratori» e tira anche lui un sospiro di sollievo: «Finalmente si parte». L'Ilva non si chiude. Ci sono voluti 6 anni di tempo dal sequestro dell'area caldo, 12 decreti salva Ilva e decine di scioperi per avere un accordo che a Taranto non accontenta tutti, ma, ricorda Di Maio: «È il miglior risultato possibile nelle peggiori condizioni possibili».
I lavoratori lo hanno capito, ma anche ArcelorMittal. «Questo accordo - dice soddisfatta il segretario generale della Fiom Francesca Re David - dimostra che le multinazionali possono investire nel nostro Paese conservando le tutele, a partire dall'articolo 18, dal mantenimento degli attuali livelli salariali e garantendo tutta l'occupazione». Soddisfatto il segretario della Uilm Rocco Palombella, sempre irriducibile, lui nato e cresciuto professionalmente e sindacalmente a Taranto, di fronte alla parola «esuberi». «Sin dall'inizio abbiamo ribadito che non avremmo firmato alcun accordo che prevedesse licenziamenti e il mantenimento dei diritti acquisiti.
E i lavoratori hanno apprezzato il risultato», dice Palombella.
Il Mattino