Imu e Tasi, sconto del 50% sui fitti a canone concordato

Imu e Tasi, sconto del 50% sui fitti a canone concordato
ROMA Sulla tassazione degli immobili qualcosa si muove. Tra gli emendamenti alla legge di bilancio su cui governo e maggioranza stanno lavorando alla Camera ce ne sono alcuni che...

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ROMA Sulla tassazione degli immobili qualcosa si muove. Tra gli emendamenti alla legge di bilancio su cui governo e maggioranza stanno lavorando alla Camera ce ne sono alcuni che puntano in particolare alla riduzione del prelievo sugli affitti. Il Pd ha già presentato una proposta che punta a prorogare per il triennio 2018-20120 l'applicazione della cedolare secca al 10 per cento in caso di locazione a canone concordato. Questa aliquota più favorevole è infatti prevista dalla legge fino al 2017 e in mancanza di conferma si tornerebbe l'anno successivo al 15 per cento. Ma chi sceglie questa forma di locazione, diffusa soprattutto nelle grandi città e regolata da accordi tra le associazioni degli inquilini e quelle dei proprietari, dovrebbe avere in futuro una maggiore convenienza anche per quanto riguarda le imposte comunali, Imu e Tasi. Da quest'anno infatti è in vigore, per questa casistica, una riduzione del 25 per cento dell'aliquota complessiva. Si sta valutando un ampliamento dello sconto, che nell'ipotesi più favorevole potrebbe arrivare anche al 50 per cento. E sul tavolo c'è anche il tema delle locazioni commerciali, che è al centro dell'attenzione di Confedilizia.


L'idea è applicare anche a questa tipologia di immobili il meccanismo della cedolare secca, ovvero un'aliquota sostitutiva di Irpef e altri tributi, più conveniente rispetto al prelievo ordinario. In prima battuta si ragiona su un meccanismo graduale, che farebbe scattare la tassazione più favorevole solo per i nuovi contratti relativi ad esercizi commerciali sfitti da almeno 5 anni: l'incentivo fiscale, favorendo la riapertura di questi negozi, avrebbe effetti positivi anche per il decoro delle città. Un altro tema aperto, collegato alla legge di bilancio, è quello dei rinnovi dei contratti pubblici. Sono stati stanziati per il 2017 circa 1,5 miliardi, che però dovranno servire a varie finalità: non solo i rinnovi contrattuali veri e propri (in aggiunta ai 300 milioni già disponibili dalla precedente sessione di bilancio), ma anche una serie di assunzioni in deroga agli attuali vincoli, e la conferma per il comparto sicurezza della voce straordinaria da 80 euro al mese. Ieri rispondendo in Parlamento Marianna Madia, ministro della Pubblica amministrazione ha detto che il governo è «pronto a riaprire una stagione contrattuale innovativa». Ma sull'eventualità di un'imminente convocazione dei sindacati, come su molte altre cose in questo periodo, pesa l'incognita della scadenza referendaria. Il primo problema da risolvere, prima ancora delle risorse giudicate insufficienti da Cgil, Cisl e Uil, è comunque quello delle regole della legge Brunetta, che assegnerebbero i premi solo una ad una parte dei lavoratori. L'esecutivo è disponibile ad affrontare il tema nell'ambito del decreto sul pubblico impiego (in attuazione della riforma) che però arriverà solo a febbraio. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino