Intesa San Paolo, nel piano stop a Banco Napoli: scure su dipendenti

Intesa San Paolo, nel piano stop a Banco Napoli: scure su dipendenti
Uno dei pilastri su cui poggia il nuovo piano d'impresa del gruppo Intesa Sanpaolo, che sarà presentato stamattina dall'amministratore delegato Carlo Messina,...

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Uno dei pilastri su cui poggia il nuovo piano d'impresa del gruppo Intesa Sanpaolo, che sarà presentato stamattina dall'amministratore delegato Carlo Messina, è la riduzione dei costi al fine di recuperare redditività sino al 2021. E uno dei perni del contenimento degli oneri, oltre alla diminuzione del numero di dipendenti e filiali, è il completamento dell'integrazione della Popolare di Vicenza e di Veneto Banca e la fusione per incorporazione di tutti gli istituti di credito controllati che rientrano nella cosiddetta Banca dei territori. L'integrazione che spicca su tutte le altre, per dimensione e impatto sull'immagine, è quella del Banco di Napoli, anticipata dal Mattino, che sarà completata entro fine anno. Per dimensione, perché l'istituto partenopeo è il più grande in assoluto nello scacchiere del gruppo, attivo nelle quattro regioni del Mezzogiorno continentale Campania, Puglia, Basilicata e Calabria , dove conta 563 filiali e 5.745 dipendenti. Per immagine, perché il Banco di Napoli è uno dei più antichi istituti del mondo, che affonda le sue radici nei banchi pubblici dei luoghi pii, sorti a Napoli tra il XVI e il XVII secolo, in particolare in un Monte di Pietà fondato nel 1539 per concedere prestiti su pegno senza interessi. Un'immagine così pesante da indurre Messina a lasciare in vita soltanto il marchio del Banco, anche per non cambiare le insegne sulle agenzie (per risparmiare).


 

Il mantenimento del brand è dunque un'operazione di opportunità commerciale. In pratica, invece, l'effetto dell'incorporazione sarà consistente, perché sarà cancellata la società per azioni, insieme con sede legale, contabilità separata, organi sociali e strutture al servizio di questi. Il risparmio derivante dall'integrazione dovrebbe oscillare tra i 20 e i 25 milioni di euro. I passaggi propedeutici sono l'atto notarile e l'approvazione del bilancio 2017 (entro aprile) quando il consiglio di amministrazione presieduto da Maurizio Barracco e il collegio sindacale decadranno.
Il Banco di Napoli porta in dote alla capogruppo quasi 55 miliardi di euro di masse amministrate, tra cui un miliardo di capitale sociale, una raccolta 2017 di 24 miliardi e impieghi per 22 miliardi. Il nuovo credito erogato l'anno scorso ammonta a 7 miliardi, in crescita del 13% rispetto al 2016.

Il piano d'impresa poggia anche sull'integrazione delle altre banche-reti controllate, sulla chiusura di 1.100 sportelli in tutta Italia, su novemila esuberi (che consentiranno un risparmio di 675 milioni l'anno al netto di 1.500 assunzioni, soprattutto al Sud) e sulla cessione dei crediti deteriorati del gruppo, come auspicato dalla Bce, per una cifra compresa tra i 10 e i 12 miliardi di euro. Per mantenere alta la redditività, Intesa Sanpaolo spingerà poi sullo sviluppo dei ricavi, aumentando l'incidenza delle commissioni derivanti dalla gestione del risparmio (la banca ha in custodia quasi un trilione per conto dei clienti), così da controbilanciare i tassi bassi. Un obiettivo da perseguire anche puntando sulle assicurazioni, con l'obiettivo di diventare la prima compagnia danni nel giro di otto anni.
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Il Mattino