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La stretta monetaria deve ancora far sentire i suoi effetti.
E la crescita economica globale ha ancora spazio per indebolirsi. Ecco perché potrebbero arrivare tempi più duri, nei prossimi trimestri, per l’argento rispetto all’oro, ma chi saprà approfittare di questa debolezza può scommettere sul riscatto atteso nel 2025 per l’argento, quando il contesto macro-globale diventerà più favorevole per il metallo prezioso. Insieme all’oro, anche l’argento ha beneficiato in parte del rally obbligazionario di fine anno, spiega nella sua analisi Claudio Wewel di J.
Cosa determina tanta divergenza? In primo luogo, l’argento viene prodotto in quantità molto maggiori rispetto all’oro, il che lo rende meno prezioso. Ma è anche indispensabile per una gamma relativamente più ampia di applicazioni industriali. Gli scopi di investimento fisico rappresentano solo il 25% circa della domanda totale di argento a livello mondiale, mentre le applicazioni elettriche, compreso il fotovoltaico, rappresentano la quota maggiore della domanda. Lì dove l’argenteria e la gioielleria costituiscono ancora una quota consistente della domanda fisica. Tuttavia, sia oro che argento hanno iniziato a ritracciare dai massimi del 2022, il che ha contribuito alla scarsa performance dell’argento nel 2023.
LE POTENZIALITÀ
Le prospettive sono però promettenti. Sul fronte della domanda industriale, il Silver Institute prevede un aumento dell’8%, con gli investimenti nel fotovoltaico, nella rete elettrica e nelle reti 5G considerati i fattori chiave, insieme alla crescente produzione di veicoli (elettrici). E se negli ultimi anni, la crescita della domanda d’argento, trainata dal settore manifatturiero, ha aperto un ampio divario tra la domanda e l’offerta globale, questo «continuerà ancora a lungo», spiega l’esperto, «con la produzione mineraria non ancora ai livelli pre-pandemici». Senza considerare l’eccesso di domanda strutturale attesa per la transizione verde e l’ascesa dell’intelligenza artificiale che favorirà i semiconduttori.
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