In Italia si cresce sempre più tardi: i giovani diventano autonomi a quasi 40 anni

In Italia si cresce sempre più tardi: i giovani diventano autonomi a quasi 40 anni
Per diventare autonomi i giovani italiani ci mettono sempre di più. «Se un giovane di vent'anni nel 2004 aveva impiegato 10 anni per costruirsi una vita autonoma,...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Per diventare autonomi i giovani italiani ci mettono sempre di più. «Se un giovane di vent'anni nel 2004 aveva impiegato 10 anni per costruirsi una vita autonoma, nel 2020 ne impiegherà 18 (arrivando quindi a 38 anni), e nel 2030 addirittura 28: diventerebbe, in sostanza, "grande" a cinquant'anni». Lo si legge in uno studio della Fondazione Visentini presentato oggi alla Luiss.


Per fronteggiare l'emergenza generazionale e ridurre la forbice tra giovani e anziani «serve una rimodulazione dell'imposizione che, con funzione redistributiva, tenga conto della maturità fiscale». Questa la proposta contenuta in uno studio della Fondazione Visentini secondo la quale sarebbe necessario anche un «contributo solidaristico da parte della generazione più matura che gode delle pensioni più generose», questo - aggiunge lo studio - sarebbe «doveroso, non solo sotto il profilo etico, ma anche sotto quello sociale ed economico». Nella ricerca presentata oggi alla Luiss si evidenzia che l'Italia «è penultima in Europa per equità intergenerazionale facendo meglio solo della Grecia». Inoltre, «sarebbe necessario un patto tra generazioni con un contributo da parte dei pensionati nella parte apicale delle fasce pensionistiche con un intervento progressivo sia rispetto alla capacità contributiva, sia ai contributi versati», si legge nello studio.


Nell'ambito delle soluzioni proposte, lo studio della Fondazione Visentini ipotizza il coinvolgimento - per tre anni, in un vero e proprio «patto tra generazioni» di circa due milioni di cittadini pensionati «sottoscrittori», chiamati a contribuire allo sviluppo di un altrettanto elevato numero di 'Neet' (i giovani non impegnati nello studio, né nel lavoro, né nella formazione). Tutto ciò - continua lo studio - si può raggiungere «attraverso incentivi fiscali e la creazione di un adeguato Fondo di solidarietà per le politiche giovanili in grado di rifinanziare molte delle misure messe in campo dal Governo e mappate nel rapporto, nonché misure straordinarie di contributi e la creazione di strumenti finanziari in grado di moltiplicare l'effetto e sostenere la strategia delineata, mirante a sostenere quantomeno il costo che il nostro Paese sostiene per i Neet».
Leggi l'articolo completo su
Il Mattino