ROMA. La decisione è presa: la maggioranza presenterà un emendamento alla legge di Bilancio che punta a ridurre da tre a due anni la durata massima dei contratti a...
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Di qui la scelta della maggioranza di dare un segnale, raccolta dal governo il cui obiettivo è però - soprattutto - fermare un'altra proposta di modifica, quella che prevede un forte aumento delle mensilità a carico del datore di lavoro in caso di licenziamento dichiarato illegittimo dal giudice. Questa soluzione però non avrebbe di per sé un effetto di stimolo sui contratti a termine e anzi a detta dei suoi critici potrebbe scoraggiare quelli a tempo indeterminato.
Anche la pura e semplice riduzione da 36 a 24 mesi del testo massimo per i contratti a termine presenta comunque potenziali controindicazioni e il governo intende rivedere con attenzione l'emendamento parlamentare per fare eventualmente qualche aggiustamento.
Di fatto, come emerso anche lunedì scorso nell'ambito della presentazione del primo rapporto integrato sul mercato del lavoro elaborato da ministero del Lavoro, Istat, Inps, Inail e Anpal, molte delle criticità dei contratti a termine si concentrano su quelli di breve o brevissima durata, meno di tre mesi. Non è nemmeno escluso quindi che in alcuni casi lo stop a due anni possa penalizzare un percorso di stabilizzazione e dunque avere un effetto in parte contrario.
Un altro capitolo importante è quello previdenziale. È atteso l'emendamento del governo che amplia la portata dell'Ape social, l'indennità riconosciuta a lavoratori che si trovano in situazione particolari come anticipo della pensione definitiva. L'estensione sarà in tre direzioni. Da una parte saranno ammesse al beneficio altre quattro categorie impegnate in attività gravose (marittimi, braccianti agricoli, pescatori e operai siderurgici) in aggiunta alle 11 già incluse. Inoltre saranno richiesti sette anni di svolgimento di quella mansione sugli ultimi dieci (invece che di sei su sette). Infine per le lavoratrici con figli i requisiti contributivi (36 anni per le attività gravose, 30 in caso di disoccupazione o di disabilità) si ridurranno di un anno per ciascun figlio, fino ad un massimo di due. Sono tutti ritocchi concordati al tavolo con i sindacati (Cisl e Uil le sigle favorevoli) e resi concretamente possibili dalla disponibilità di risorse finanziarie avanzate dall'applicazione dell'Ape quest'anno.
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Il Mattino