Lombardia, crescita del 5%, la Campania ferma all'1,6

Lombardia, crescita del 5%, la Campania ferma all'1,6
Il rimbalzo ci sarà, in tutte le regioni, da Nord a Sud. Concordi economisti ed esperti, il 2021 tornerà a vedere il segno più sul Pil nazionale dalla Valle...

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Il rimbalzo ci sarà, in tutte le regioni, da Nord a Sud. Concordi economisti ed esperti, il 2021 tornerà a vedere il segno più sul Pil nazionale dalla Valle d'Aosta alla Sicilia, sia pure con differenze sostanziali e dunque tutt'altro che trascurabili. Ma nell'approfondimento proposto ieri dalla Svimez attraverso i grafici delle 21 aree territoriali del Paese, in rapporto alla media nazionale e a quelle delle macroaree di riferimento (Settentrione, Centro e Mezzogiorno) è un altro il dato che colpisce di più e che dà la misura di quanto i divari all'interno del Paese siano cresciuti. Al punto che anche la certezza di un ritorno a margini di ricchezza nel prossimo anno, non impedirà al Prodotto interno lordo del Paese e al Reddito pro capite di recuperare l'enorme scarto registrato dal 2007 ad oggi.

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Attenzione, si parla di un arco temporale di 14 anni e non del confronto tra quest'anno e il prossimo. Svimez, in altre parole, misura l'andamento del ciclo economico in un periodo drammatico per l'economia nazionale (e non solo), compreso tra la crisi finanziaria del 2008 a quella innescata dalla pandemia da Covid-19. Ne esce un quadro a dir poco preoccupante, con un'impressionante serie di segni meno tra il 2008 e il 2014, un breve raggio di sole tra il 2015 e il 2018, e un nuovo, enorme salto nel buio negli ultimi due anni. Non c'è più soltanto il Mezzogiorno a rischio ma anche sistemi economico-sociali più forti nel Nord, a conferma del fatto che da tempo, e purtroppo nell'indifferenza di molti, il declino dell'Italia nel suo complesso è diventato costante, con piccole eccezioni. Un Paese che perde colpi da quasi tre lustri, insomma, con un saldo negativo del Pil dell'8,6% (per intenderci è poco meno di quanto dovrebbe perdere solo quest'anno) e il cui rilancio rischia di essere garantito solo in parte dai fondi straordinari del Next Generation Eu, indispensabili peraltro per riaccendere un motore spento o in affanno.


Proviamo a fare qualche esempio. La Lombardia che secondo l'Associazione guidata da Adriano Giannola crescerà nel 2021 del 5,3% di Pil rispetto al meno 9,4% previsto per quest'anno, non recupererà quanto perso dal 2007, restando negativa dell'1,2%. Ma è oro che luccica di fronte al tonfo della Liguria: meno 14,1% il saldo 2007-2021, nonostante il +3,1% previsto per il 2021; del Veneto che resta sotto del 7,3% nei 14 anni considerati; o dell'Emilia Romagna che rimane a meno 3,7% pur facendo registrare, in previsione, un balzo del 5,8% nel nuovo anno. Pesanti anche i saldi delle Marche (-12,4%), della Toscana, dell'Umbria (addirittura il 20,6% in meno in 14 anni), quasi il triplo del Lazio (-7,6%) e quasi il doppio dell'Abruzzo (-11,4%). Fanalino di coda è il Molise, -26,6%.


I numeri, ovviamente, non sorridono nemmeno al Mezzogiorno (-16,8% la media del calo dal 2007) come Svimez aveva evidenziato nel suo ultimo Rapporto, sottolineando il pericolo piuttosto reale, per la verità, di un ulteriore allargamento del divario rispetto al Nord. Si va dal -18,1% della Campania (che nel 2021 crescerà soltanto dell'1,6%) al -15,1% della Puglia, al -9,9% della Basilicata che peraltro nel 2021 farà registrare il picco di crescita tra le regioni meridionali con il 2,4%. Il -20% della Calabria e il -18,9% della Sicilia mettono le due regioni in cima alla classifica di chi ci ha rimesso finora di più. È la dimostrazione ulteriore della bassissima spinta di questa parte del Paese verso la quale, come aveva anticipato lo stesso Giannola, stanno però ripiegando anche regioni del Centro come Umbria e Toscana che si riteneva salve. E il rallentamento del Nord è ormai talmente vistoso da aggiungere altre profonde incognite alla tenuta del Paese nel suo complesso.


LO SMOTTAMENTO
«Lo smottamento generalizzato sofferto dal sistema Paese rispetto all'Europa si nota anche in base al reddito pro capite dice la Svimez -. Già dal 2000 al 2007 la Lombardia era scivolata dal 17esimo al 29esimo posto tra le regioni europee per poi retrocedere al 44esimo nel 2018. L'Emilia Romagna, già finita al 44esimo posto n 2007, sprofonda al 55esimo nel 2018; e il Veneto passa dal 34esimo posto del 2007 al 97esimo del 2018». Morale: il Nord non può più essere considerato la locomotiva del Paese e non solo perché il Covid ha colpito duro le regioni più sviluppate sul piano economico e industriale. «Serve un cambio di prospettiva nella narrane della stagnazione italiana dice Svimez -, sganciando la ricerca delle vie di uscita dai rivendicazionismi territoriali e dalle soluzioni per parti, recuperando la categoria dell'interdipendenza tra aree a diverso grado di sviluppo del Paese per valorizzarne i benefìci estraibili per l'intera economia nazionale».

Senza contezza del progressivo isolamento del Sud dal resto del Paese e del fatto che il Nord non è più la locomotiva nazionale, sarà impossibile rimboccarsi seriamente le maniche e voltare pagina, o almeno provare a farlo. Dice Luigi Sbarra, segretario generale aggiunto della Cisl: «Rimuovere le zavorre che rallentano il Sud significa contrastare disuguaglianza ed iniquità, ma anche incrementare la produttività nazionale, generare nuova ricchezza, consolidare consumi ed interscambio tra regioni, con economici effetti molto positivi anche per le aree forti: la questione meridionale deve essere al centro della strategia nazionale ed europea di sviluppo». Ben sapendo, aggiunge il sindacalista, che «le risorse del Recovery fund saranno essenziali per implementare le reti sociali, a cominciare da sanità e pubblica amministrazione, per assicurare l'esercizio dei più elementari diritti di cittadinanza». Il numero due Cisl propone un «progetto Industria-Sud, con leve strutturali e specifiche che accompagnino la transizione digitale e verde anche nel tessuto produttivo meridionale fatto prevalentemente da pmi. Dobbiamo mettere a sistema le mille anime produttive del Mezzogiorno, innovandole, facendole crescere, connettendole al resto d'Italia, d'Europa e del mondo». Che da 14 anni restano tremendamente ancora lontani.

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Il Mattino