L'Europa fa muro intorno a Bankitalia. L'indipendenza delle banche centrali e delle istituzioni finanziarie è un principio che «è importante...
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Dopo gli attacchi frontali di Luigi Di Maio e Matteo Salvini, seguiti al mancato via libera politico in consiglio dei ministri alla riconferma di Luigi Federico Signorini tra i vicedirettori di Palazzo Koch, la querelle sui vertici sembra però già destinata a spegnersi progressivamente. Nonostante il leghista Claudio Borghi rimanga persuaso del fatto che Conte non proporrà il nome uscito dal Consiglio superiore di Bankitalia, le ultime dichiarazioni dello stesso Salvini hanno un tono ben più accondiscendente. La sua sembra addirittura una retromarcia rispetto all'interventismo del fine settimana culminato con quella volontà di «azzerare» Bankitalia e Consob espressa di fronte agli ex soci di Popolare di Vicenza.
«Le nomine non mi appassionano: ci sono il premier e il ministro dell'Economia, mi affido alla loro competenza e alle loro scelte», ha detto il ministro dell'Interno, prendendo anche le distanze dal caso specifico del vicedirettore, finora indicato come il più esposto sulla finanza pubblica e la politica di bilancio e proprio per questo finito nel mirino dei due esponenti del governo. «Non conosco Signorini - ha aggiunto - ma troveremo un accordo in Cdm. È chiaro che qualcosa va cambiato, non necessariamente qualcuno ma almeno qualcosa». Ancora di più, Salvini si schiera con chi «rivendica l'indipendenza di Bankitalia: deve essere indipendente ma indipendenza - si è limitato questa volta a puntualizzare - non può far rima con irresponsabilità». Dal Movimento 5 Stelle non è stata la voce di Di Maio a farsi sentire, ma quella del sottosegretario agli Affari regionali, Stefano Buffagni, anche lui convinto che l'indipendenza sia «fondamentale», ma ancora pronto a sostenere la necessità di un segnale di discontinuità che non faccia diventare Via Nazionale «un club».
Dalle nomine l'attenzione sembra però essersi intanto spostata altrove.
Il Mattino