ROMA Le ultime nebbie dovrebbero diradarsi domani, dopo un incontro decisivo tra il governo e i sindacati. Ma la novità più interessante, l'ha già...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Lasciare il lavoro in anticipo, insomma, sarà più vantaggioso di quanto le simulazioni circolate nelle scorse settimane lasciavano presupporre, con costi stimati fino al 7-8% l'anno. Il meccanismo dell'anticpo ormai è noto fin nei suoi dettagli. In via sperimentale, per i prossimi due anni, chi è nato tra il 1951 e il 1953 potrà lasciare prima il lavoro rispetto alla normale età di pensionamento, ossia 66 anni e 7 mesi, fino ad un massimo di tre anni e sette mesi. Questo significa che si potrà andare in pensione, con il meccanismo del prestito, a 63 anni compiuti. Lo si potrà fare ottenendo dalle banche (ma erogato dall'Inps) un assegno pagato per 12 mesi all'anno pari al 95% della futura pensione. Una volta raggiunti i 66 anni e 7 mesi, quel prestito andrà restituito in tredici rate mensili ogni anno per i successivi 20 anni. Siccome c'è da pagare un interesse alle banche (il 2,5%) e un'assicurazione in caso di premorienza (1%), la somma finale da rimborsare è più alta della semplice quota capitale presa a prestito.
Proprio per invogliare i lavoratori ad utilizzare il meccanismo, il governo ha deciso di mettere un tetto massimo del 5% al peso della rata sulla pensione. Significa che se una persona incasserà una pensione di mille euro al mese, pagherà al massimo 50 euro se l'anticipo è di un anno, 100 se è di due anni e 150 se è di tre anni. Probabilmente, per tenere la rata così bassa, il governo dovrà farsi carico, attraverso delle detrazioni fiscali, di una parte degli interesse da restituire al settore bancario a meno di non ottenere un significativo sconto sul tasso applicato. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino