Pensioni anticipate per 4.000 madri con trattamento ponte e meno contributi

Pensioni anticipate per 4.000 madri con trattamento ponte e meno contributi
Roma. Circa quattromila lavoratrici in più potrebbero anticipare l'uscita verso la pensione, o meglio usufruire del trattamento-ponte noto come Ape social fino al...

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Roma. Circa quattromila lavoratrici in più potrebbero anticipare l'uscita verso la pensione, o meglio usufruire del trattamento-ponte noto come Ape social fino al raggiungimento dell'età della vecchiaia. Il governo nell'incontro di ieri con i sindacati ha proposto uno sconto di sei mesi a figlio, fino ad un massimo di due anni, rispetto al requisito contributivo in vigore per l'Ape. Potranno sfruttare questa opportunità le donne che rispettano le altre condizioni richieste - anche agli uomini - per l'accesso all'anticipo sociale: si tratterà quindi di disoccupate, disabili o persone impegnate nell'assistenza di parenti invalidi (coniuge, genitori o figli), oppure di lavoratrici che svolgono alcune mansioni considerate faticose. Nel primo caso il requisito contributivo scenderebbe da 30 fino a 28 anni, nel secondo da 36 a 34.


La stima di 4 mila uscite anticipate aggiuntive rispetto alla situazione attuale è emersa nel corso della discussione al ministero del Lavoro, sulla base di quanto indicato dallo stesso ministro Giuliano Poletti. Su circa 40 mila domande di Ape social presentate allo scorso 15 luglio quelle relative a lavoratrici erano poco meno di 12 mila: l'obiettivo è arrivare ad una quota del 40% ovvero a circa 16 mila, a parità di richieste complessive.

Cgil, Cisl e Uil al termine della riunione hanno dato un giudizio non entusiasta. «Siamo ancora in un quadro di incertezza, abbiamo chiesto di esplicitare le risorse a disposizione sulle modifiche all'Ape social per le donne e non c'è stata data nessuna risposta» ha detto la numero uno della Cgil Susanna Camusso. Per Annamaria Furlan, segretario generale della Cisl, la soluzione per le lavoratrici è comunque insufficiente: si tratta a suo avviso di «una risposta parziale», mentre servirebbe un meccanismo generalizzato come quello previsto dalla riforma Dini per le pensionate del futuro, che ricadono nel sistema contributivo. «Ancora minimale, seppur accettabile» ha definito l'ipotesi il numero uno della Uil Carmelo Barbagallo, che però ha valutato positivamente l'impegno dell'esecutivo ad un nuovo incontro prima che la legge di Bilancio sia trasmessa in Parlamento. Al di là dell'Ape social, le tre confederazioni non gradiscono la resistenza passiva del governo su un un'altra questione, l'aumento di cinque mesi di tutti i requisiti in forza dell'adeguamento alla maggior aspettativa di vita, che dal 2019 dovrebbe portare l'età della vecchiaia a 67 anni.


Concretamente, l'alleggerimento del requisito contributivo per l'Ape sociale dovrebbe favorire le donne impegnate in alcune delle mansioni faticose in cui è più rilevante la presenza femminile: maestre d'asilo innanzitutto, quindi infermiere e addette ai servizi di pulizia. Nell'incontro di ieri sono stati trattati anche altri temi. Il governo ha confermato l'impegno a ripristinare dal 2019 la rivalutazione quasi piena delle pensioni in essere, applicata per scaglioni e non per fasce di reddito. In questi anni in cui del resto la dinamica dei prezzi è stata limitata o nulla è stato applicato un meccanismo di recupero parziale. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino