ROMA. Una corsa contro il tempo. Il governo conferma con il ministro del Lavoro Poletti l'impegno a far partire dal primo maggio l'anticipo pensionistico (Ape), per il...
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I sindacati premono. «Siamo preoccupati per il rispetto dei tempi perché un ritardo rischierebbe di vanificare le esigenze di flessibilità» spiega il segretario confederale della Uil Maurizio Petriccioli. E l'allarme è stata espresso da Roberto Ghiselli della Cgil e Domenico Proietti della Uil.
Dal governo è arrivata solo una parziale apertura alla richiesta sindacale di allargare la platea degli aventi diritto. Il nodo principale era il requisiti richiesto ai lavoratori impegnati in mansioni faticose (appartenenti a categorie come operai edili, macchinisti e conducenti di camion, facchini, infermieri che lavorano su turni, maestre d'asilo, operatori ecologici) di aver svolto questa attività in modo continuativo dal almeno sei anni su 36 complessivi di contribuzione: un paletto giudicato penalizzante in particolare per gli edili, spesso costretti a periodi di disoccupazione. Siccome però i sei anni sono indicati espressamente nella legge di bilancio, non è stato possibile intervenire attraverso un decreto del presidente del Consiglio dei ministri, provvedimento che ha rango legislativo minore. Servirà quindi un'altra legge e lo strumento che il governo ha individuato è un decreto legge imminente, con tutta probabilità quello dedicato agli enti locali. In quella sede verrà prevista una franchigia: il diritto all'Ape social scatterà anche per chi ha svolto l'attività per sei anni sugli ultimi sette. Si tratta di un compromesso (rispetto alla richiesta di 6 anni su 8) che taglierà ancora fuori una parte dei lavoratori interessati; di eventuali ulteriori allargamenti si potrà parlare alla verifica del primo periodo di Ape. Niente da fare invece per coloro che sono disoccupati a seguito della conclusione di contratti a termine: per l'accesso resta fissato il requisito della disoccupazione per licenziamento, seguita dall'esaurimento delle prestazioni sociali.
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Il Mattino