Poveri statali, in 8 anni l'inflazione ha divorato gli stipendi: «Aumenti ridicoli, siamo lavoratori di serie B»

Poveri statali: in 8 anni l'inflazione ha divorato gli stipendi. "Aumenti ridicoli, siamo lavoratori di serie B"
Altro che Checco Zalone. La vita (e soprattutto gli stipendi) dei dipendendi statali sono tutt'altro che un Paradiso. Anzi "Quo Vadis" lo dicono terrorizzati...

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Altro che Checco Zalone. La vita (e soprattutto gli stipendi) dei dipendendi statali sono tutt'altro che un Paradiso. Anzi "Quo Vadis" lo dicono terrorizzati migliaia di poveri, quasi poverissimi, impiagati alla Fantozzi: in 8 anni l'inflazione ha divorato i loro stipendi rendendo inutili (anzi beffardi) i pochi aumenti ricevuti in busta paga. "Siamo lavoratori di serie B". Le cifre non mentono, del resto. Dal biennio 2006/2007 al biennio 2015/2016, negli anni del blocco dei contratti pubblici, gli aumenti delle retribuzioni nel settore privato sono stati pari a 3,6 punti. Nello stesso periodo, i dipendenti del pubblico impiego e della scuola sono stati remunerati sempre con lo stesso stipendio, perdendo gradualmente oltre 8 punti. Salvo ritrovarsi, a seguito dell'accordo sul rinnovo del contratto definito nelle scorse settimane e ratificato dieci giorni fa, la miseria dello 0,36% di arretrati per il solo 2016».




È quanto si legge anche in una nota dell'Anief, che parla di "stipendi divorati dall'inflazione. Avevamo piena ragione a lamentare la totale inadeguatezza degli aumenti previsti dal recente rinnovo contrattuale: la conferma giunge in queste ore dall'aggiornamento dell'Agenzia per la rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni, che ha raccolto i dati sulla base delle risultanze provenienti dal Conto annuale della Ragioneria Generale dello Stato, tenendo conto delle retribuzioni medie pro-capite di comparto, distinte in retribuzione fissa e retribuzione accessoria". Un esempio per tutti: tra il 2010 e il 2016, il personale della scuola ha perso ben 1.147 euro (incluso di accessorio), quindi complessivamente 353 euro rispetto al 2012. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino