Prestiti bancari, al Sud costi più alti fino al 50%

Prestiti bancari, al Sud costi più alti fino al 50%
Chiedere un prestito al Sud può costare fino a una volta e mezzo in più. Il costo del denaro, cioè il tasso di interesse, è sceso ormai a livelli molto...

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Chiedere un prestito al Sud può costare fino a una volta e mezzo in più. Il costo del denaro, cioè il tasso di interesse, è sceso ormai a livelli molto bassi e quindi le differenze tra territori possono apparire piccole rispetto al passato, spesso inferiori al punto percentuale. Tuttavia in termini relativi le distanze restano sostanziose, almeno per alcune categorie di clienti.


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La clientela che subisce il differenziale più forte è quella delle aziende non finanziarie del Mezzogiorno, con un aggravio dei costi di oltre il 50% rispetto ai tassi medi nazionali: 2,26% contro 1,46% della media italiana e 1,29% per l'area del Centro. Ma anche le partite Iva meridionali, cioè le ditte individuali, devono fronteggiare nella propria attività un aggravio non trascurabile, che supera nei valori estremi il punto percentuale. Qui in base ai più aggiornati bollettini della Banca d'Italia, relativi alle operazioni accese nel primo trimestre 2020, il tasso annuo effettivo (Taeg) in media è del 3,93% ma con un minimo nelle regioni del Nordest (Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna) del 3,22% e un massimo nel Sud (Campania, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata e Calabria) del 4,54%. In termini relativi, l'aggravio del costo del denaro nell'Italia meridionale rispetto alla media nazionale è del 15% mentre nel confronto con l'area più favorita, cioè il Nordest, si sale al 40%. Un libero professionista campano, in altri termini, deve essere più bravo del 40% rispetto a un collega veneto per ripagare il medesimo prestito bancario.

Ma non sempre vivere nel Mezzogiorno porta un trattamento creditizio penalizzante. L'eccezione sono i mutui per l'acquisto della casa. Se si esaminano i prestiti accesi nel primo trimestre del 2020 si osserva una sostanziale omogeneità di trattamento. La media nazionale è infatti dell'1,73% con il Sud all'1,74% e il Nordest all'1,80%. Quì l'area dove i tassi sono più convenienti è il Centro con l'1,66% mentre la più cara le Isole con l'1,85%. Valori in ogni caso molto simili.
 
La Banca d'Italia esamina anche l'insieme dei mutui in essere e in tale analisi scende nel dettaglio regionale. La media su tale insieme sale all'1,95% con la Sardegna che risulta la regione più cara (tasso al 2,17%) seguita da Sicilia (2,11%), Abruzzo-Molise (2,10%), Lazio (2,07%) e Calabria (2,04%). Sopra la media ci sono anche Veneto (1,99%), Marche, Campania, Puglia (tutte a 1,97%) e Umbria (1,96%). Le regioni dove è più conveniente sottoscrivere un mutuo bancario per l'acquisto dell'abitazione sono Trentino Alto Adige (1,75%), Basilicata (1,82%) e Toscana (1,83%) quindi una del Nord, una del Sud e una del Centro a conferma che su tale tipologia di prestiti non c'è un rigido gradiente legato alla latitudine. Tuttavia se si confrontano i due estremi di Sardegna e Trentino Alto Adige la differenza non appare più trascurabile visto che i sardi pagano di interessi un quarto in più. Per le famiglie campane invece il mutuo è in linea con la media nazionale e anzi c'è un piccolo sconto (circa il 5%) rispetto al montante di interessi che versa una analoga famiglia del Lazio.

A rendere omogenei per le famiglie i mutui è, ovviamente, la garanzia dell'abitazione, la quale riduce sensibilmente il rischio per le banche. Se si passa al credito al consumo, infatti, il differenziale territoriale torna e a sfavore del Mezzogiorno. Il report di Bankitalia in base alle operazioni in essere con durata del tasso tra uno e cinque anni vede una classifica regionale che coincide (con qualche eccezione) con il gradiente Nord-Sud. La regione dove i prestiti al consumo sono più convenienti è il Veneto con un tasso del 2,35% mentre in Sardegna si arriva al 4,00%. La differenza del tasso è pari a 1,65 punti il che, in termini relativi, porta un aggravio del costo del denaro del 62 per cento. In Campania il tasso rilevato da Bankitalia è del 3,21% quindi del 37 per cento più costoso rispetto al Veneto, del 29 per cento rispetto alla Lombardia (2,48%) nonché del 21 per cento più del Lazio (che è al 2,65%).

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Nessuna regione del Sud per i prestiti alle famiglie consumatrici ha costi inferiori alla media nazionale del 2,73% ma ce ne è una, la Puglia, che con un valore registrato sulle operazioni in essere del 2,93% ottiene uno score migliore rispetto a ben quattro regioni del Centronord e cioè Liguria (3,03%), Trentino Alto Adige (3,09%), Marche (3,12%) e Friuli Venezia Giulia (3,52%). In pratica indebitarsi a Bari è del 17 per cento più conveniente che a Trieste.


Perché questi differenziali? La spiegazione classica è che le imprese e le famiglie meridionali hanno maggiori difficoltà a restituire i prestiti a causa del tessuto economico locale più fragile. Le rilevazioni di Bankitalia però si riferiscono ai prestiti depurati delle cosiddette sofferenze, cioè a quelli che registrano un regolare pagamento delle rate. Più forte è l'effetto della concorrenza. Al Nord e in parte al Centro, infatti, c'è una ricca presenza sia di colossi nazionali, sia di istituti locali per cui le condizioni per i prestiti tendono ad essere le migliori sul mercato. Nel Sud Italia c'è invece una carenza di istituti locali per cui la scelta è spesso ridotta a 2-3 banche nazionali, se non a un solo istituto nelle località più piccole. Il fenomeno è particolarmente evidente nelle isole e soprattutto in Sardegna dove la concentrazione bancaria e la scomparsa delle banche minori porta un'offerta di carattere oligopolista se non monopolista. Un fenomeno che tende ad accentuarsi con la progressiva chiusura in Italia di agenzie bancarie (novemila in meno dal 2010) e ormai quasi in un Comune su due non è presente neppure uno sportello. E chi non può scegliere, finisce col pagare caro. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino