Rai, il canone verso l'uscita dalla bolletta elettrica

Rai, il canone verso l'uscita dalla bolletta elettrica
A Palazzo Chigi considerano il provvedimento particolarmente rilevante. Tanto che, pur essendo di fatto il ministero dello Sviluppo il titolare del dossier, in queste ore...

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A Palazzo Chigi considerano il provvedimento particolarmente rilevante. Tanto che, pur essendo di fatto il ministero dello Sviluppo il titolare del dossier, in queste ore sarebbero gli uomini di Mario Draghi ad occuparsene direttamente. I contenuti, del resto, sono considerati particolarmente delicati. Il disegno di legge in questione è quello sulla concorrenza. Un testo il cui scopo è quello di eliminare molte delle incrostazioni che frenano l'economia italiana. Il provvedimento è atteso in consiglio dei ministri giovedì. E potrebbe contenere alcune novità di rilievo, soprattutto per i consumatori. Tra le norme al vaglio, per esempio, ce n'è anche una per escludere il canone della Rai dalla bolletta elettrica.

Si tratta di un impegno che il governo ha preso direttamente con l'Europa all'interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Nel contratto inviato a Bruxelles e che costituisce il pilastro sul quale si reggono i 200 e passa miliardi di prestiti e sovvenzioni che l'Italia riceverà nei prossimi anni, è stato messo nero su bianco la cancellazione dell'obbligo per i venditori di elettricità, di «raccogliere tramite le bollette somme che non sono direttamente correlate con l'energia».

Il canone della Rai, che pesa per 9 euro al mese per 10 mesi sui conti dell'elettricità, è forse l'esempio più calzante. La misura introdotta dal governo guidato da Matteo Renzi, ha permesso di sconfiggere l'evasione che storicamente ha afflitto il canone della televisione pubblica, eppure lo ha fatto al prezzo di far apparire più care le bollette dell'energia. Ma il canone non è l'unico onere improprio che grava sulle bollette. In realtà sono anche altre le voci non propriamente correlate all'energia. Come per esempio la messa in sicurezza del nucleare e misure di compensazione territoriale. Oppure le agevolazioni tariffarie riconosciute per il settore ferroviario e il sostegno alla ricerca di sistema. Non è certo però, che le misure sulla razionalizzazione delle bollette elettriche trovino posto sin da subito nel testo del governo. Si tratta infatti di un disegno di legge e l'impegno con l'Europa è ad approvarlo in consiglio idei ministri entro luglio di quest'anno, ma lasciando tempo per la sua adozione definitiva fino alla fine del prossimo anno. Alcune novità, insomma, potrebbero essere introdotte durante l'esame parlamentare. 

Ma il settore dell'energia sarà comunque uno dei protagonisti del provvedimento. Dovrebbero, per esempio, introdotte delle tutele per i consumatori «vulnerabili» nel passaggio dal mercato tutelato al mercato libero previsto per i consumatori domestici sia dell'elettricità che del gas, al primo gennaio del 2023. Sempre nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, è prevista la messa a gara delle concessioni delle grandi derivazioni idroelettriche e definire per queste ultime un nuovo quadro regolatorio. Tra i capitoli che saranno affrontati anche l'accelerazione per l'impianto di colonnine di ricarica per le auto green, con il superamento delle tariffe regolate. Per i servizi pubblici locali dovrebbero arrivare dei meccanismi di razionalizzazione del ricorso agli affidamenti diretti. L'intenzione sarebbe quella di imporre all'amministrazione una motivazione anticipata rafforzata che giustifichi il mancato ricorso al mercato. Semplificazioni specifiche dovrebbero riguardare le autorizzazioni agli impianti per la gestione del ciclo dei rifiuti. Le autorizzazioni per gli impianti di smaltimento dei rifiuti avranno «tempi certi» (probabilmente non oltre i 15 giorni). Il menù dovrebbe prevedere poi gare per le concessione delle aree demaniali portuali, e misure sulle concessioni per la distribuzione del gas naturale. 

Le misure per la concorrenza, come detto, sono considerate particolarmente importanti dal governo. Si tratta di una di quelle riforme che all'interno del Recovery plan vengono definite come «abilitanti», e che secondo le stesse stime contenute nel piano inviato a Bruxelles, potranno permettere all'economia italiana di crescere stabilmente di uno 0,5 per cento di Pil in più ogni anno nel lungo periodo.

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Il Mattino