Napoli. «Si può rilanciare l'economia di questo Paese attraverso scelte strategiche e operative che possono, contemporaneamente, modernizzarlo. Non è uno slogan, è una...
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Così l'imprenditore napoletano Alfredo Romeo subito dopo la sua elezione a presidente di Ifma-Italia, associazione internazionale dei professionisti del facility management. L'Associazione è presente in 94 Paesi con 24mila membri che gestiscono circa 10 miliardi di metri quadrati di proprietà per vendite annuali in prodotti e servizi pari a 100 miliardi di dollari (tra i soci Coca Cola, Walt Disney, Alcatel, Enel, Ferrero, Gucci, Novartis). Romeo, fa sapere una nota, ha presentato il suo «Manifesto per l'industria dei servizi» con cui lancia un piano di radicale innovazione del settore.
«L'imprenditore (primo del Sud a ricoprire questa carica) - si aggiunge - guida un'azienda leader in Europa nella gestione e valorizzazione dei patrimoni immobiliari pubblici e privati. Come presidente di Ifma lancia una sfida complessa, convinto che l'industria dei servizi, declinata e allargata alle esigenze e alle potenzialità del territorio nel suo complesso (urbano e non) sia un volano di sviluppo e di crescita paragonabile a ciò che in altri tempi sono state le grandi opere infrastrutturali».
«I servizi infatti - sottolinea Romeo - rappresentano il più grande volano economico per il Vecchio Continente, con il plus del risanamento e della riqualificazione della qualità della vita per milioni di cittadini. Abbiamo la certezza che il passaggio strutturale a una industria dei servizi al territorio possa rappresentare una sorta di Piano Marshall del terzo millennio per questo Paese. In particolare con lo studio, la valutazione e l'implementazione dell'articolo 24 della legge 133 (Sblocca Italia) che - grazie alle possibili esenzioni tributarie e fiscalità di vantaggio - può essere la chiave per un rilancio strutturale dell'industria dei servizi in Italia».
«La prima battaglia da affrontare senza paura - conclude Romeo - è quella di salvare i risparmi e gli investimenti di milioni di cittadini, riportando il mercato dei servizi alle aziende specializzate e portatrici di qualità e di innovazione, impedendo quello scandaloso conflitto di interessi generato dalla società di risparmio (Sgr e fondi) che invece di gestire, valorizzare e tutelare i patrimoni loro affidati, svolgono impropriamente lavori di servizio e manutenzione in proprio, gravando di oneri i loro clienti». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino