Pensioni, rivalutazione: come cambia. Importi e fasce, le simulazioni

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Pensioni, rivalutazione: cosa cambia nel 2024. Importi e fasce, le simulazioni

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Perequazione delle pensioni. Dal prossimo anno, se non ci saranno altri correttivi, dovrebbe tornare in vigore il più favorevole schema a scaglioni: rispetto a quello applicato per il 2023-24 la differenza sta - oltre che in percentuali più elevate (tra il 100 il 75 per cento) - nel fatto che la decurtazione vale solo per le "fette" di pensioni che supera le soglie, mentre nell'attuale sistema a fasce va a penalizzare l'intero l'importo.

Come ogni anno gli assegni di tutte le categorie (sia previdenziali che assistenziali) sono adeguati alla differenza tra l'indice dei prezzi dell'anno precedente e quello attuale. Un meccanismo definito indicizzazione o perequazione automatica (o anche rivalutazione) delle pensioni.

Negli ultimi anni, per effetto di varie norme di legge che hanno cercato di limitare l'aumento della spesa complessiva, non si è applicata al 100 per cento su tutti gli assegni ma in maniera inversamente proporzionale al valore della pensione. Cioè, ad esempio, nel caso dell' inflazione 2023 pari all'8,1%, solo gli assegni che non superano il quadruplo della pensione minima sono effettivamente aumentati dell' 8,1%.

Lo schema

Nella versione inviata al Parlamento, la manovra conferma lo schema già adottato quest’anno che limita la rivalutazione per i trattamenti sopra i 2.270 euro lordi mensili. Comprimendo però ulteriormente (dal 32 al 22 per cento del tasso di inflazione) l’adeguamento per coloro che percepiscono più di 5.680 euro lordi al mese (oltre dieci volte il minimo Inps, la fascia più elevata).

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