Roma. Le misure allo studio del governo per il taglio del cuneo fiscale per i giovani, devono fare i conti con Bruxelles. Per la Commissione discriminare i lavoratori in base...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Il meccanismo sarebbe assai simile a quello già sperimentato nel 2015 al momento dell'introduzione del jobs act. La decontribuzione permanente comporterebbe il dimezzamento dei contributi versati dalle imprese, che attualmente pagano un'aliquota di circa il 24%, con un tetto massimo di sconto fiscale di 3.250 euro. Al momento, insomma, non sarebbe entrato nei piani anche uno sconto sulla parte pagata dal lavoratore (circa il 9%), proposto dal vice ministro dell'Economia Enrico Morando per rendere più pesanti anche le buste paga.
I nodi da sciogliere, però, sono ancora diversi. Lo sgravio biennale o triennale per i neo assunti sarà strutturale. Ma il governo sta ancora valutando, come ha confermato lo stesso Leonardi, se introdurre una misura ulteriore, che riduca stabilmente i contributi di 3 o 4 punti percentuali per tutti gli anni a venire. La misura è pensata sempre per i neo assunti e, quindi, dovrebbe rispettare il vincolo dei 29 anni. Nelle intenzioni, in questo caso, il beneficio andrebbe diviso esattamente a metà tra l'impresa e il lavoratore. Ma anche su questo punto c'è da fare i conti con le regole europee. Se uno sgravio limitato ai primi anni di carriera potrebbe essere accettato, una riduzione del cuneo riservata ad una platea di lavoratori selezionata in base all'età, potrebbe avere qualche difficoltà maggiore a passare il vaglio di Bruxelles. L'alternativa sarebbe un taglio delle aliquote per tutti i lavoratori. Si tratta di una misura «choc» che, se divisa tra imprese e dipendenti, renderebbe più economico il costo del lavoro per le prime e più alti i redditi per i secondi. Sarebbe anche coerente con la fase tre del cronoprogramma che aveva annunciato l'ex premier e attuale segretario del Pd, Matteo Renzi, che aveva promesso di ridurre le tasse. Ma sarebbe uno sforzo probabilmente eccessivo per le finanze pubbliche, nonostante il buon andamento del Pil e le aperture dell'Ue sul deficit italiano. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino