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Pubblico impiego e pensioni saranno due dei capitoli centrali della prossima manovra. E intanto arrivano i primi aumenti per i medici ospedalieri. Per gli statali saranno stanziate, a sorpresa, le risorse per il rinnovo dei contratti chiamati a coprire il periodo che va dal 2022 al 2024 (l’ultimo contratto firmato è scaduto nel 2021). La cifra che il Tesoro metterà alla fine sul piatto è ancora oggetto di trattative.
La richiesta
Il ministro della Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, ha chiesto 6 miliardi di euro, che diventano 12 miliardi se si considera anche le risorse necessarie per gli aumenti della Sanità e dei dipendenti locali rispettivamente a carico delle Regioni e dei Comuni. Le risorse potrebbero essere “caricate” tutte sul 2024. È un passaggio tecnico, ma rilevante. Per il 2022 e il 2023 non ci sarebbero in pratica “arretrati”, una voce che pesa molto nei rinnovi degli statali. Il bonus “una tantum”, l’aumento dell’1,5 per cento ottenuto quest’anno dai pubblici dipendenti, sarebbe considerato come indennità di vacanza contrattuale. In questo modo, una volta firmati i contratti, gli aumenti partirebbero direttamente dal primo gennaio del 2024.
Il vice ministro dell’Economia Maurizio Leo ha chiarito che oltre i 14 miliardi, per la manovra ci saranno altri 10 miliardi da destinare ai rinnovi contrattuali e alle altre misure a partire da quelle per la famiglia(dunque la legge di Bilancio dovrebbe essere di 24 miliardi). Sul riparto di questi 10 miliardi si sta ancora trattando.
In attesa di conoscere con esattezza le risorse dei nuovi contratti, ieri è stato firmato il rinnovo dell’accordo dei medici per il triennio 2019-2021.
L’altro fronte
Sul fronte pensioni la novità più importante è che la riforma previdenziale è stata inserita nell’elenco dei provvedimenti collegati alla manovra. Per il 2024 è ormai quasi certo che ci sarà la proroga di Quota 103, la possibilità cioè di anticipare il pensionamento con 62 anni di età e 41 di contributi. Sarà anche riproposto il cosiddetto “Bonus Maroni”, il premio per chi pur maturando i diritti per il prepensionamento, decide di continuare a lavorare. Questi dipendenti avranno diritto a ricevere in busta paga la quota di contributi a loro carico. Si tratta del 9,19 per cento. Non è escluso che questa misura possa essere rafforzata, lasciando che nelle tasche dei dipendenti vada anche la quota contributiva a carico dell’azienda, portando l’incentivo fino al 30 per cento. Nella conferenza stampa di presentazione della Nadef, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, ha ricordato che oggi è difficile per le aziende coprire diverse posizioni specialistiche, come i tornitori o i saldatori. In questo modo si incentiverebbe la permanenza al lavoro di personale altamente specializzato.
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